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Erice, dove il tempo sembra si sia fermato

erice

Erice si erge sulla sommità del Monte San Giuliano (m. 751 s.l.m.) e domina dall'alto Trapani, il panoramico capoluogo.
La si vuole inizialmente popolata dagli Elimi (circa X secolo a. C.), addirittura fondata dal mitico Erice, figlio di Venere e di Bute, che divenne re di quella antica popolazione del monte che si stanziò sino alla vicina Segesta.
A tale periodo risalirebbero le ciclopiche mura forse elimo puniche.

La posizione strategica è stata una delle principali cause dell'appetibilità del sito, che ha determinato sin dall'antichità invasioni e distruzioni nell'avvicendarsi dei popoli: dai Fenici, ai Greci, ai Romani.
II culto di Astarte, vivo fin dalla preistoria sul monte Erice, lascia intendere l'influenza orientale che ha toccato questa terra, influenza arrivata con le genti provenienti dall'Asia Minore. La dea della fecondità, dell'amore e della bellezza, identificata poi con la Toruc dei Fenici, con la greca Afrodite e quindi con la romana Venere Ericina, rende ancora magici i luoghi frequentati dai suoi devoti. Celebre è stato il recinto del tempio ancor oggi esistente e che è divenuto più tardi, in età normanna, sede del governatore Bajulo: non a caso il bellissimo giardino sito sulla vetta è detto "del Balio".

Sotto la dominazione normanna le rovine del tempio vengono fortificate e sul luogo sorge ciò che possiamo ammirare ancora oggi il Castello detto di Venere, adiacente ai giardini, dominati dalle torri medievali.
Gli Elimi costruirono il tempio ma non abitarono il monte. II Tempio fungeva da guida ai naviganti sia per la posizione che domina il mare e la vallata verso Trapani sia per il fuoco che, ardendo sempre nel luogo consacrato alla dea, era un punto di riferimento per tutti coloro che andavano per mare, impegnati a solcare le acque dell'arcipelago delle Egadi, faro di luce mistica e guida nelle avversità del tempo. La dea, ritenuta protettrice dei naviganti era venerata da tutti i popoli del Mediterraneo.

Le anagogie e catagogie, le feste propiziatorie durante le quali la dea e le sue sacerdotesse venivano celebrate, si protraggono sino al XV secolo d. C., allorchè la Chiesa opera una "trasposizione" cultuale: l'immagine di Maria viene sostituita a quella della Dea che continua a mantenere le stesse sembianze e la stessa data di celebrazione del rito.
Distrutta nel 260 a. C. per mano dei Cartaginesi che deportano gli abitanti a Trapani, Erice diviene sede di presidio romano sino a quando sotto altro nome Gebel Hamed, riappare sotto gli Arabi.
Sarà sotto i Normanni che andrà a delinearsi quell'assetto urbano che le conferirà l'aspetto magico che Erice mantiene tuttora. Accanto alle Mura Ciclopiche, che vanno a proteggere il lato nord occidentale, ad Erice sorgono il Castello normanno di Venere, la Chiesa madre del 1314 dedicata alla Vergine Assunta, che conserva ecletticamente le forme gotiche origina¬rie unitamente alla torre campanaria distaccata, nata come torre di vedetta, con tipiche bifore trecentesche, ed il portico in antes su quattro arcate ogivali del secolo XV.

Le dominazioni che si susseguiranno nei secoli successivi la arricchiranno di case, chiese e palazzi, che imprimeranno nuova linfa alla cittadina.
L'impianto urbanistico medievale giunto a noi pressoché integro, rivela le esigenze di una popolazione che doveva vivere su un territorio ristretto, a forma triangolare e con dislivelli notevoli. Ma ciò non ha privato Erice di quelle belle architetture che le incorniciano il profilo, delle incantevoli vie tortuose e strette, pavimentate a riquadri come i cortiletti fioriti, raggiungibili attraverso archivolti. Un insieme armonizzato dall'unicità cromatica della pietra locale.

Le porte di accesso alla città, Porta Trapani, Porta Spada e Porta Carmine ancora oggi sembrano assolvere al ruolo di sentinelle all'accesso della città.
Erice del suo passato non preserva soltanto l'impianto urbano e le architetture intra moenia. II suo territorio conserva le strutture architettoniche produttive agricole che hanno segnato economie forti, i bagli. Accanto a questo patrimonio fatto di storia, di architettura, di siti archeologici Erice preserva tradizioni venute da lontano. Un sapere tutto femminile, esitato a telaio, con i motivi tipici a losanga, sono i tappeti, che si differenziano da quelli realizzati in altri centri dell'Isola. Ieri fruiti per le necessità della terra, oggi apprezzati come souvenir pratici e allegri. I bei colori di questi prodotti artigianali gareggiano con le cromie dei decori della ceramica locale, che trae dalle antiche fornaci e botteghe la maestria di fare della creta opera d'arte.

Tra i beni culturali di particolare rilievo che possiamo scorgere su questa vetta ammirevoli sono: il Museo Cordici; il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana voluto dallo scienziato Antonino Zichichi; la Chiesa Madre, nel cui interno oggi un ibrido stile gotico dovuto ai rifacimenti del 1865, si conservano testimonianze artigianali d'arte pittorica e scultorea attribuite a noti artisti siciliani come il Laurana o il Mancino. Ma ancora oltre sessanta le antiche e pregevoli chiese, tra queste quelle dedicate a San Giuliano, San Giovanni Battista, San Martino, San Orsola o Addolorata, sede dei gruppi dei "Misteri", San Cataldo e la Chiesa del Carmine adiacente al Palazzo Militari, il gia detto Castello di Venere che conserva testimonianze, risalenti al VII - V secolo a. C., del tempio di culto sul quale sorge si trova su un'alta rupe (si accedeva per mezzo di un ponte levatoio in quanto i normanni lo avevano reso inespugnabile). Rovine ritenute della costruzione templare sono alcuni rocchi di colonne e frammenti di cornice d'epoca romana oltre a varie decorazioni musive di muri e pavimenti.

Tutto intorno si estendono i Giardini del Balio, dal nome del governatore normanno, Bajulo, che risiedeva nel castello adiacente. Infine le Torri Medievali, costituivano l'avamposto del Castello di Venere collegate da poderose cortine murarie, ricostruite nella metà del secolo scorso per volontà del Conte Pepoli, cui si deve anche l'edificazione della Torretta Pepoli, una manieristica costruzione in stile moresco.
Tra le iniziative che ormai si sono consolidate, divenute appuntamento annuale, si ricorda la Settimana dedicata alla Musica Medievale e Rinascimentale.

Ancora oggi la fede gioca un ruolo di primo piano nella vita della comunità ericina. Puntualmente, infatti, durante la settimana santa, un antico rito torna a fare delle strade di Erice percorso di dolore con la mistica processione dei Misteri pasquali la cui origine si perde nella notte dei tempi. Un'atmosfera di intenso coinvolgimento emotivo nella passione di Cristo riproposta con l'intensità di un sentire che è fede profonda, è partecipazione all'evento vissuto con l'ansia che ci regalano i tempi che ci son dati da vivere.

Dolce tipico: Genovese alla crema, dolce di pastafrolla con zucchero a velo sulla parte superiore (possibilità di gustare anche la variante con ricotta) e "Mustaccioli", antichi biscotti fatti nei conventi di clausura.


Si ringraziano per le foto Rosario Cusenza e Ninni Gerbino

Commenti

Inviato da Girolamo Camarda il
un posto meraviglioso che visito ogni volta ritorno acastellammae io paese di origine

Inviato da Girolamo Camarda il
un posto meraviglioso che visito ogni volta ritorno acastellammae io paese di origine

Inviato da Antonella Mangione il
incantevole il panorama meravigliosa la costa sublime la cucina un dono di dio meraviglioso un'opera vivente incantevole

Inviato da Carmen Llamas il
Un posto incredibelmente bello dove girando le stradine ti sembra essere nel medievo.

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