Valderice

La denominazione indica chiaramente la collocazione del Comune nella valle di Erice, in una posizione panoramica dove la diversa altitudine determina aspetti ambientali e naturalistici variegati. Si passa infatti da una zona collinare ad una pianeggiante che si estende fino al mare: da un lato Erice, la montagna che la sovrasta, in basso il mare con la sua costa frastagliata, a Sud la campagna lussureggiante con i filari di viti e ulivi, il tutto colorato dalla varietà della vegetazione che vi cresce e dall'azzurro del cielo e del mare.
I colori, l'aria salubre, le spettacolari vedute fanno di Valderice uno dei comuni più suggestivi della provincia di Trapani, nel quale natura, cultura e tradizioni si fondono per offrire soggiorni ideali; posto tra Erice, Buseto Palizzolo e Custonaci, facilmente raggiungibile da Trapani, dà inoltre la possibilità di effettuare piacevoli escursioni nelle più rinomate località turistiche della Sicilia Occidentale.
La storia di Valderice come Comune è recente, solo cinquanta anni distano dalla sua autonomia, ma la storia del territorio è millenaria e si lega a quella del monte che la sovrasta; nell'ascesa verso Erice l'attraversarono genti elime, puniche, latine, arabe e, via via, quanti altri abitarono la vetta.
Qui il proconsole di Sicilia Nicomano Giuliano, nel III secolo d.C., trascorse periodi di villeggiatura nella villa di famiglia; qui fu ospitato Virgilio che, affascinato dagli stupendi panorami, trasse ispirazione per i libri III e V dell'Eneide; qui nel Medioevo sorsero cenobi e chiesette rurali che furono meta di processioni e sedi di culto.
La storia più recente è quella che nell'Ottocento e nei primi del Novecento vede sorgere spontaneamente i nuclei abitativi di San Marco e Paparella, in conseguenza del fenomeno migratorio dal monte verso la campagna, determinato dal crescente sviluppo dell'agricoltura, dalla rigidità del clima ericino e dalla difficoltà nei trasporti dei prodotti agricoli. Contemporaneamente, sul finire del secolo XIX il paesaggio comincia ad arricchirsi di sontuose ville di nobili e aristocratici trapanesi che vi trascorrono lunghi periodi di villeggiatura.
É nella frazione di San Marco che, sul finire dell'Ottocento, viene costituito il Fascio dei lavoratori e sorgono i primi movimenti contadini e le agitazioni popolari di protesta contro la crisi economica; nel 1902 nasce la Cooperativa di San Marco con lo scopo di eliminare le speculazioni nella concessione dei terreni ai contadini e di elargire loro aiuti in denaro e sementi per l'agricoltura.
Gli attriti tra i latifondisti, decisi a non concedere le proprie terre, e le associazioni socialiste di lavoratori spinsero, nei primi del Novecento, molti contadini a cercar fortuna in America.
Personalità di spicco nella storia di Valderice fu Sebastiano Bonfiglio, contadino, autodidatta, socialista, uomo di grande spessore morale e sociale che, divenuto sindaco di Erice nel 1920, auspicò il trasferimento della sede comunale da Erice a San Marco. La sua uccisione avvenuta il 10 giugno 1922 pose fine a tale speranza, ma nel 1955 quello che era stato il sogno di Bonfiglio si realizzò, sia pure con delle varianti: San Marco con Paparella diventa Comune e quindi capoluogo di se stesso e non di tutto l'agro ericino. Nel 1958 il nuovo Comune, in virtù della legge regionale n.1 del 25 gennaio, assume la denominazione di Valderice.
Molino Excelsior
E? un significativo documento di archeologia industriale, interessante sia per i macchinari tuttora esistenti all'interno, sia per la struttura architettonica dei primi del '900 con motivi decorativi di gusto liberty.
La facciata, dalle linee semplici e scandita solo dalla teoria di finestre incurvate, è arricchita da un frontone centinato, contenente oltre l'insegna MOLINO EXCELSIOR, un rilievo raffigurante la dea Cerere su di un carro trainato da un'aquila, con il motto L'industria attraversa i monti.
L?opificio, destinato alla macinazione del grano, fu fondato nel 1904 da Vincenzo Gervasi, su un terreno di sua proprietà, esteso 3000 mq.; i macchinari in ghisa, larice e acciaio, forniti dalla ditta italo-svizzera "F.lli Buhler" alla quale si deve anche la progettazione dell'impianto, erano azionati da un motore a gas da combustione. Il ciclo produttivo fu attivo fino agli anni '60 del secolo scorso e l'edificio da allora è rimasto abbandonato; nel 1997 il molino è stato acquistato dall'Amministrazione Comune di Valderice che lo destinerà, in parte a Museo di se stesso, in parte a locali per attività culturali e di rappresentanza.
Negli ambienti interni, con copertura a capriate lignee e tegole, oltre ai macchinari, si conservano alcuni attrezzi di lavoro come lo svecciatoio o buratto per separare il grano dai semi di veccia, la vasca per il lavaggio, il silos per la conservazione.
Lasciata la frazione di San Marco, si raggiunge la Piazza del Municipio 4 dove ha sede il palazzo Comunale, la cui prima pietra fu posta il 28 ottobre 1959, e svoltando a destra, dopo aver dato uno sguardo all'edificio che sta di fronte con finestre di tipo gotico, l'ex cinema Mazzara, posto ad angolo con la via Sabaudia, si prosegue sulla via Vespri, la principale arteria cittadina, verso la via San Barnaba.
Da qui si giunge alla pineta comunale e al teatro, da dove si può ammirare uno dei paesaggi più suggestivi che offre la valle di Erice e che spazia tra il mareTirreno, le colline, la campagna variegata e il monte Cofano (m.659).
In prossimità dell'ingresso alla pineta si trova una villa, oggi utilizzata come struttura ricettiva.
Pineta San Barnaba
Uno dei polmoni verdi di Valderice è la Pineta Comunale, attrezzata con campi da gioco, all'interno della quale si trova il moderno Teatro San Barnaba, all'aperto, inaugurato nel 1993 e realizzato nel sito di una ex cava di calcarenite. Nel punto più basso di essa è sistemato il palcoscenico, un piano a forma semicircolare; la cavea, formata da gradoni concentrici può contenere 1000 posti a sedere. Nella stagione estiva vi si svolgono eventi culturali e rassegne teatrali, concertistiche e cinematografiche, a cura dell'Ente-Teatro Città di Valderice.
Dalla pineta, attraverso un viottolo si può raggiungere la collina di San Barnaba sulla quale, oltre le bellezze naturali, sono da ap¬prezzare i resti di un insediamento monastico.
Parco urbano di Misericordia
Nei pressi del Santuario si estende per circa 19 ettari il Parco Urbano di Misericordia, percorribile a piedi attraverso viottoli e piste, ricco di piante mediterranee, quali la palma nana o giummarra, e la disa: tra secolari alberi di ulivo, mandorli e conifere vi crescono il lentischio, la ginestra, l'euforbia, il mirto, il finocchio e l'asparago selvatico e naturalmente gli immancabili fichi d'india e le agavi siciliane che si insediano nella viva roccia. Pure ricca è la fauna: nel parco vivono istrici, volpi, furetti, porcospini, lepri, conigli selvatici e alcune specie di uccelli tra cui poiane, nibbi, gheppi e passeri.
Alcune aree sono attrezzate per la sosta e provviste di fontane, panchine e tavoli; altre sono sistemate a belvedere per consentire la visione dello straordinario panorama che si offre alla vista e che spazia tra terra, cielo e mare.
Nel periodo natalizio vi si svolge la manifestazione "La Bibbia nel Parco'; rappresentazione di episodi biblici con quadri statici viventi.
Attorno al Santuario è sorto spontaneamente l'agglomerato urbano, in origine formato da semplici case rurali, che si è andato via via espandendo, soprattutto nel secolo XX, fino a diventare una meta ambita di villeggiatura estiva con ville di un certo pregio.
Nel territorio di Misericordia si trova l'interessante grotta Maria nel cui interno si trovano incisioni lineari paleolitiche e cristiane. Per gli appassionati di speleologia si segnala anche la grotta Ligny, una piccola apertura che si allarga internamente, situata nella falesia della montagna della stessa contrada.
Bevaio e Arco del Cavaliere
Lungo la strada che un tempo da Erice portava a Custonaci, nella ex trazzera del Cavaliere Rizzuto o via del Cavaliere, sorge un altro dei bevai valdericini, formato da una lunga vasca di lastre di pietra, una delle poche ancora autentiche. Nei pressi sorgeva una cappella, destinata ad accogliere il quadro della Madonna di Custonoci, durante i"trasporti" da Custonaci ad Erice e viceversa, documentati dal 1568 al 1936: in origine a pianta quadrata, aperta su tutti e quattro i lati da grandi arcate, aveva una copertura a cupoletta sostenuta da quattro rubusti pilastri poggianti su alti plinti, soluzione architettonica rielaborata delle edicole quadrate con cupola, quattro-cinquecentesche, derivanti dai padiglioni arabo-normanni. La sua esistenza è attestata agli inizi del secolo XVIII, ma è presumibile che fosse stata edificata nel secolo precedente, se non addirittura sul finire del XVI.
Dell'antico impianto si sono conservati solo due pilastri ed un arco detto appunto Arco del Cavaliere. Qui sostavano, si rinfrescavano e si rifocillavano con pane e formaggio i fedeli durante i"trasporti" Ai portatori della sacra immagine, che si erano sottoposti ad una dura salita, veniva offerto del cibo dagli abitanti del luogo, in tempi più recenti, una pagnotta e, un quarto di vino.
Riprendendo nuovamente la statale e tornando verso il centro di Valderice, si incontra un'altra delle antiche fonti.
Si ringrazia per le foto Rosario Cusenza e Ninni Gerbino
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GRAZIE DI questo sapere è
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