Tonnare e marfaraggi

La pesca del tonno è stata praticata dai Fenici e dai Greci. Eschilo, nei "Persiani", così descrive il massacro di Salamina: "E gli Elleni colpivano duro e spezzava ai Persiani la spina dorsale come se fossero tonni". Questa pesca è sempre stata oggetto dell'attenzione degli studiosi, tra cui Aristotele, Polibio, Plinio il Vecchio, Plutarco.
L'istinto della procreazione spinge i tonni a spostarsi dalle fredde profondità oceaniche alle tiepide acque del Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra; qui, formando la cosiddetta "carvana", si riproducono attraverso uova pelagiche fecondate esternamente.
Il tonno (dalla radice fenicia than e dall'ebraica thannin, che indicano un animale di grandi dimensioni) sale per il Tirreno depositando le uova, raggiunge lo Ionio attraversando lo Stretto di Messina e punta sul Canale di Sicilia per poi tornare nell'oceano.
Per questo motivo le tonnare si distinguono in tonnare di andata, o di corsa, e tonnare di ritorno. Le tonnare di corsa pescano tonni più grossi, in Sicilia le più importanti erano localizzate in massima parte sul versante tirrenico: Scopello, Milazzo, Tindari, Favignana. Le tonnare di ritorno, presenti soprattutto sul versante ionico, pescano i tonni dopo che hanno depositato le uova, perciò di peso inferiore; le più importanti erano le tonnare di Santa Panagia, Capo Negro, Avola, Vendicari denominata anche Bafuto, Marzamemi (definita, da una inchiesta del Ministero dell'Agricoltura Industria e Commercio del 1883, il più importante esercizio italiano di ritorno), Capo Passero, Portopalo, Pozzallo (ancora operante nel 1925).
Le tonnare sia di corsa che di ritorno possono essere di golfo o di punta, a seconda che si trovino all'interno di un golfo oppure all'estremità di un promontorio, Scopello, ad esempio, è tonnara di golfo, Portopalo di punta. La pesca viene praticata attraverso un complesso sistema di reti, dette tonnara, posto come sbarramento lungo il percorso dei tonni e costituito da una isola formata da camere e da un pedale.
Il pedale è una rete, a volte lunga fino a cinque chilometri, che viene posizionata parallela alla costa ad una distanza che varia a seconda della grandezza della tonnara. Il pedale non ostacola il passaggio dei tonni ma li obbliga a seguire un percorso che li conduce inesorabilmente alla leva situata alla fine del pedale.
La rete, ancorata al fondo con massi ed ancore, era un tempo mantenuta a galla da sugheri, successivamente da boe in metallo ed oggi da materiale plastico. La leva è costituita da reti perpendicolari al pedale che costringono i tonni ad entrare nelle camere dell'isola.
Nella prima camera, detta grande, è posta una porta a nassa, quindi si passa alla camera della bastarda, del bordonaro, ed infine alla camera della morte.
L'attrezzatura usata per la camera della morte è la più complessa; al posto delle mazzere (ammassi di pietra che si attaccano alle reti per tenerle ferme al fondo) si usano ancore da duecento/trecento chili, le reti sono di canapa, più robuste di quelle delle altre camere. La rete viene ben fissata da un lato al più grande degli scieri (grandi barconi lunghi fino a venti metri) mentre dagli altri tre lati pende liberamente fino a raggiungere il fondo, dove le maglie sono più larghe.
Alle grandi tonnare di Milazzo, Favignana, Marzamemi e Capo Passero veniva concessa più di una tonnara; esse avevano, cioè, la facoltà di calare più apparati dislocati in modo tale da non essere di impaccio fra di loro; ovviamente i siti di pesca erano finalizzati a fauna ittica differente.
Il percorso delle singole varietà ittiche era, comunque, unico e quindi il pedale veniva steso in proporzione tale da consentire la cala degli apparati, generalmente una tonnara principale, la tonnara grande, una mediana e una piccola o tonnarella.
Pur coesistendo, le tonnare avevano periodi di pesca differenti. A Capo Passero la tonnara grande veniva calata alla fine di giugno per essere "tagliata" (cioè ritirata) tra la fine di agosto e i primi di settembre; la tonnarella veniva calata fra aprile e maggio e rimaneva attiva sino alla fine di settembre. Una tonnara grande, per operare al meglio, necessitava anche di quattro rais e duecento marinai, mentre per una tonnarella erano sufficienti un rais ed un centinaio di pescatori.
Il rais era il capo assoluto della tonnara; era lui a prendere le decisioni e ad assegnare a ciascun marinaio il proprio compito, era responsabile nel bene e nel male dell'andamento della pesca e aveva come unico superiore il proprietario della tonnara insieme al quale decideva dove, come e quando calare la tonnara.
Direttore tecnico della tonnara, il rais, assieme al "razionale",che oggi definiremmo direttore amministrativo, costituiva un'autorità cui era dovuta obbedienza assoluta. Le grandi tonnare erano munite, oltre che dell'apparato costituito da reti, cavi, boe, cordami e ancore, di un barchereccio e di marfaraggi (magazzini).
Il barchereccio, quasi sempre governato da maestranze del luogo, era proporzionale all'importanza della tonnara e comprendeva: scieri, muciare e chiatte. Gli scieri, barche lunghe 22 metri interamente catramate, venivano occupati dai tonnaroti che, durante la mattanza, ucciso il tonno provvedevano a caricarlo sull'imbarcazione.
I tonnaroti prendevano il nome dagli attrezzi che usavano, asteri, pitteri, mauscaioli e cerchi e mmenzu perché rispettivamente usavano l'asta, la spetta, la masca e il corcu e mmenzu, che altro non sono che diverse varietà di arpioni.
I marfaraggi costituivano l'impianto costiero della tonnara e comprendevano la loggia, i riposti, i depositi del sale, le case dei gabelloti, l'abitazione del proprietario. In epoca più recente, tra il XVIII e il XIX secolo, i marfaraggi vennero ampliati per accogliere la prima fase della lavorazione del tonno e le case dei proprie¬tari divennero palazzi signorili.
Il pesce portato a riva veniva subito sbavilato (decapitato) quindi sventrato e fatto a pezzi per essere salato o per subire ulteriori fasi di lavorazione come, in epo¬ca recente, la bollitura e l'inscatolamento che hanno consentito alla pesca del tonno di trasformarsi in vera e propria attività industriale.
In realtà la pesca del tonno ha sempre avuto le caratteristiche dell'attività produttiva di tipo industriale, anzi essa ha rappresentato per le famiglie aristocratiche siciliane il primo vero approccio ad un'economia di scala e, in alcune circostanze, occasione di notevole e rapido arricchimento.
Il funzionamento della tonnara necessita di ingenti capitali per l'attrezzatura, il barchereccio, le paghe degli operai. L'esito dell'impresa è certamente dovuto all'abbondanza dei tonni, ma gli accorgimenti tecnici adottati hanno altrettanta, se non maggiore, importanza.
La proprietà di una tonnara rappresenta, per la sua articolazione, il prototipo della società di capitali; il valore della proprietà è espresso in "carati", "essimi" e"centesimi"; ventiquattro carati indicano la totalità della proprietà (24\24=100\100). Della moderna organizzazione del lavoro la tonnara ha tutte le caratteristiche: i managers, il rais ed il razionale, scelti dal capitalista, vengono retribuiti e giudicati in relazione ai risultati ottenuti.
L'organizzazione del lavoro prevede vari gradi di responsabilità cui corrispondono differenti livelli retributivi; tutto il personale della tonnara partecipa agli utili in rapporto ai risultati del pescato ed alla posizione occupata.
Commenti
è UNA COSA SPETTACOLARE!!!!
come la tonnara di trapani
UNO SPETTAGOLO MAI VISTO
UNO SPETTAGOLO MAI VISTO
UNO SPETTAGOLO MAI VISTO
UNO SPETTAGOLO MAI VISTO
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Parecchi anni fa, era un
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