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La processione dei Misteri

misteri trapani

In epoca medievale, si era soliti rappresentare episodi di fede tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento, col nome "mistero"si voleva rendere ancora più mistico l'evento. Da qui trae origine anche la secolare ma sempre attuale "Processione dei Misteri" di Trapani.
Sin dal XV secolo in Spagna il cosiddetto "teatro de los misterios", rappresentava
al popolo cattolico queste scene in processione. Durante la dominazione iberica (dal 1412 al 1713), queste tradizioni di forte impatto popolare s'affermarono anche in Sicilia.
Un dato storicamente accertato è che fino al 1594, a Trapani, non v'era traccia d'alcuna cerimonia per il Venerdì Santo eccezion fatta per l'ormai scomparsa Processione delle Marie che, fra i riti religiosi dell'epoca, è quanto di più simile ai Misteri si possa ritrovare.
Da quasi quattro secoli la "Processione dei Misteri" a Trapani, nel giorno del Venerdì Santo, continua ad appassionare un'intera popolazione riproponendo tradizioni centenarie che affondano le loro radici nella storia mediterranea e spagnola in particolare.
La Passione e la Morte del Cristo sono state artisticamente rappresentate in venti raffigurazioni scultoree.
È la visione d'insieme che rende unica ognuna di queste raffigurazioni. Ogni statua, infatti, è stata collocata su una base di legno chiamata "VARA".
I diciotto gruppi statuari, insieme con i simulacri di "Gesù nell'Urna" e de "L'Addolorata" che chiudono la Processione, rappresentano i vari stadi della Via Crucis con tutti i personaggi che, secondo il Vangelo, in quel momento accompagnavano il Cristo.
L'arte dei Mastri Artigiani Trapanesi che realizzarono i venti gruppi della processione però, non si limita solo alla fattura delle statue e dei personaggi, ma si estende anche ai preziosi intagli che impreziosiscono alcune vare con le riproduzioni di putti, di vedute della città di Trapani ed anche dei simboli dei vari ceti d'appartenenza.

Se da 400 anni i gruppi statuari sono sempre gli stessi, ciò che cambia in ogni processione è il loro addobbo floreale. Le statue vengono impreziosite con antichi manufatti d'argento di stupenda fattura. Anche il gioco di luci ed ombre è particolarmente curato in modo da rendere ancora più reali le movenze di dolore e sofferenza che gli artigiani trapanesi hanno saputo immortalare nei volti delle antiche statue.

Dignitari di quest'antico sapere sono i"CONSOLI", ovvero i volontari che con passione ed abnegazione s'assumono tutte le responsabilità relative all'addobbo ed alla conduzione d'ogni singolo Mistero. I Consoli eleggono il "CAPOCONSOLE" che è sicuramente uno degli incarichi più ambiti in tutta l'organizzazione.
Come detto, la Processione dei Misteri, che dura quasi ventiquattro ore, è interamente trasportata "a spalla" per le vie cittadine. Ogni gruppo statuario viene sollevato e condotto da non meno di dieci uomini chiamati "MASSARI ". Organizzati in "SQUADRE", una per " ogni Mistero, i massari si muovono in sincrono ai comandi del "CAPORALE", ovvero il massaro che ha il compito più ambito di tenere in mano la "CIACCULA".
Due pezzi di legno larghi quanto una mano, fissati ad un'estremità con due cordicelle, ad un terzo pezzo di legno munito di manico che, agitato dal caporale, produce un caratteristico suono simile alle "troccole" o alle "castanuelas" spagnole.
A suon di musica si svolgono le cosiddette "BATTUTE", ovvero il periodo nel quale ogni Mistero viene annacato al ritmo di una marcia funebre. Durante una battuta, od anche durante una sosta, il gruppo statuario può essere girato verso uno specifico spettatore che assiste ai lati della processione, il quale, lusingato da questa "VUTATA" o "ATTUNNIATA", non potrà che ricambiare il gesto dei massari con una generosa offerta chiamata "PICACCIA".
Col trascorrere degli anni, anche i costumi dei processionanti e le divise dei massari hanno subito cambiamenti. In origine, i massari vestivano le cosiddette "CASACCHE": lunghi grembiuli di colore blu o grigio ai quali s'è aggiunto anche un caratteristico basco con ponpon. Purtuttavia, oggi, non è raro vedere i portatori in eleganti uniformi. A completare la coreografia di ogni gruppo, ci sono poi i"FIGURANTI", ovvero i devoti in costume che con ceri ed altro, prece-dono la vara. Una delle più recenti modifiche in merito, risale a qualche anno fa, quando, per espressa volontà dell'attuale Vescovo fu abolita dalla Processione la figura degli "INCAPPUCCIATI ".
Per quanto riguarda, invece, gli accompagnamenti musicali che, come detto, sono parte integrante di questa manifestazione, i piccoli gruppi di cinque o sei cantori che anticamente accompa¬gnavano ogni gruppo, intorno al 1800 sono stati gradualmente sostituiti dai corpi bandistici. II repertorio classico eseguito dalle varie bande musicali è semplicemente noto ai trapanesi come" a musica ri Misteri", ma tra gli spartiti si notano autentici brani d'autore. Tra le tante marce, lente e profonde, riconoscibili dagli appassionati sin dalla prima nota, ricordiamo: "A.VELLA"; "POVERO FIORE"; "A CATANISA"; "MARCIA FUNEBRE DI CHOPIN"; "JONE"; "A LOMBARDO"; "FATALITA". AI suono di queste gravi melodie, si svolgono anche i due momenti più toccanti dell'intera processione: la "NISCIUTA" ovvero l'uscita e la "TRASUTA" e cioè l'entrata. Sono i due momenti di saluto ai fedeli da parte dei Gruppi Sacri: il primo avviene, quando il gruppo esce dalla Chiesa dove ha riposato per un anno intero, il secondo, invece, al termine della processione, durata quasi 24 ore, quando il gruppo ritorna nella stessa Chiesa dove sarà conservato fino al successivo Venerdì Santo.
È anche molto suggestiva la preparazione alla Processione dei Misteri, caratterizzata dalle cosiddette "SCINNUTE", un rito che risale al 1600. In pratica, nei sei venerdì di quaresima ognuno dei Sacri Gruppi, accompagnato dalla banda musicale, viene disceso (scinnuto) dalla nicchia dove ha riposato durante tutto l'anno e condotto verso l'altare dove verrà celebrata la S.Messa.

SEPARAZIONE ? 1° GRUPPO

Questo è il primo gruppo della Processione dei Misteri di Trapani. Per i trapanesi è noto col nome "a Spartenza": Gesù deve lasciare la Madre ed il devoto Apostolo Giovanni per affrontare la sua Via Crucis. Nessun brano in particolare racconta nel Vangelo il momento raffigurato in questo Sacro Gruppo cono¬sciuto anche col nome di "LICENZA" o "PARTENZA".
L'autore, Mario Ciotta (XVII - XVIII secolo)(*), gioca abilmente con le proporzioni delle tre figure rappre¬sentate, ponendo in primo piano le due statue più grandi e lasciando in una prospettiva di dolore il Cristo che risulta più basso e quindi già lontano, distante, rassegnato. Nel corso dei decenni, pur restando perfettamente conforme al¬l'originale creato dal Ciotta, il Gruppo ha subito alcuni ritocchi. Nel 1950, Barto¬lomeo Frazzitta lo ha restaurato togliendo via lo strato superficiale di vernice annerito dal fumo dei ceri e riconsegnando in tal modo alle statue pulite il colore originale.
II gruppo, come stabilito nell'atto rogato il 6 Aprile 1621 dal notaio Diego Martini Ximenes, fu affidato al ceto degli Argentieri. Nell'atto si legge anche la particolare clausola che vieta a qualsiasi altro gruppo di precederlo in proces¬sione. Oggi, costatata la progressiva e quasi totale scomparsa d'artigiani Orafi ed Argentieri, sono stati inglobati nella categoria gli attuali Gioiellieri, Orologiai ed anche i Commercianti d'articoli da regalo.
Ad impreziosire il Gruppo Sacro ci sono i manufatti d'argento realizzati nel XVII secolo posti ad aureola delle statue. Con elaborata cesellatura, le tre aureole sono di dimensioni quasi simili, quella di Gesù, in particolare è stata realizzata con 19 denti esterni a forma di spada ed a coda di rondine che s'alter¬nano lungo la circonferenza. Le aureole recano la specifica bollatura che indica lo stemma della città di Trapani: la corona, la falce e l'acronimo DUI (Drepanum Urbs Invictissima). È il Capo Console a custodirle durante l'anno ed a provveder¬ne alla lucidatura ed alla cura preventiva.
A precedere il Sacro gruppo della Separazione, oggi non c'è più la Processione della Confraternita di San Michele Arcangelo, bensì una Proces¬sione propria organizzata dal Ceto d'ap¬partenenza davanti alla quale, sfilano, a mo' di staffetta d'apertura i tamburi e gli stendardi dell'Unione Maestranze.
Anche quest'anno, sarà la banda musicale "C. Monteverdi" di Marsala ad accompagnare il Mistero.

LA LAVANDA DEI PIEDI ? 2° GRUPPO

L'ultima cena s'è ormai consumata. Con profondo senso d'umiltà il Cristo lava i piedi ai suoi discepoli. Un servo, assiste attonito alla scena versando l'acqua in un catino. L'apostolo Pietro dapprima non acconsente, poi impacciato cerca di sollevare il suo Maestro che s'è inginoc-chiato davanti a lui per l'abluzione.
II Gruppo Sacro attualmente in Processione non è quello originale che andò distrutto e che fu oggetto di un singolare episodio. Nel 1648 venne sequestrato" da uno dei due Ceti che se lo contendevano. A quei tempi, infatti, a Trapani esistevano due Marinerie: la Marina Piscatorum del Palazzo, la più antica, con sede nella chiesetta di S.Lucia; e la Marineria del Rione San Pietro chiamata "Casilicchio". I pescatori di quest'ultima, al termine di quell'edi¬zione riuscirono a condurre il Gruppo nella loro chiesa di S.Maria delle Grazie. Solo dopo l'intervento delle competenti autorità si riuscì a ricondurre il Mistero nella chiesa dei confrati. Negli anni successivi, grazie anche alla riappaci¬ficazione tra le due Marinerie, con un atto rogato il 23 gennaio 1704 dal notaio Francesco Incandela, fu dato incarico all'artista Mario Ciotta di ricostruire il Gruppo che è stato definitivamente affidato ai Pescatori(*).
Le tre statue poggiano su un'elaborata "vara", autentico esempio della
grande maestria dell'artigianato trapanese. Quattro vedute marinare della città "falcata" sono rappresentate sul perimetro del pianale e rendono questa "vara" un vero e proprio capo¬lavoro. Ancora più preziose sono, invece le tre figure che vi appoggiano. Ciotta riuscì a infondere nella sua opera una particolare espressività che è difficilmente riscontrabile negli altri Gruppi. Un misto di serenità, di dolcezza, d'umiltà nel volto e nell'atto di Gesù si contrappone all'imbarazzo espresso dal volto dell'Apostolo Pietro. Curiosità ed interesse, invece, trapela dalla terza figura intenta a svolgere un normalissimo gesto, ma qui, anche versare un po' d'acqua, diventa qualcosa di vagamente artistico. II gruppo, nel 1946, dopo i danni riportati dal bombardamento dell'ultima guerra, venne restaurato da Giuseppe Cafiero.
È opportuno accennare agli addobbi, vero esempio di maestria argentiera. L'aureola di Gesù è costituita da una lamina d'argento alla quale è stata applicata una raggiera con 19 estensioni a forma di spada e coda di rondine, alternate. II manufatto è stato poi impreziosito con una pregiata doratura. L'aureola dell'Apostolo Pietro, invece, venne realizzata nel 1984 ed è stata successivamente irrobustita da un secondo cerchio d'argento. Ad abbellire la terza statua la brocca ed il bacile; entrambi in argento, recano fini cesellature e forme che ricordano lo stile barocco nonostante il maestro argentiere autore di questo servizio da lavabo, lo realizzò presumibilmente tra il 1832 e il 1862. Vi è poi il Crocifisso, un dono al Sacro Gruppo da parte dei "Volontari della Lavanda" che in tal modo utilizzarono il ricavato delle "picacce" raccolte durante la Processione del 2001. Sono degli "ex voto": i candelieri, posti ai lati della Croce; i quattro pesci, ora appesi ad un'unica catena, donati in tempi diversi dai pescatori trapanesi, sono tutti di pregevole fattura e rap-presentano, l'evolversi dell'arte argentie¬ra trapanese nel corso dei secoli.
Un curioso particolare che carat¬terizza questo Sacro Gruppo è il fatto che da qualche anno a questa parte sia stato quasi adottato da un gruppo di devoti trapanesi, molti dei quali residenti in altre città: "I Volontari della Lavanda".
Questi, non sono soltanto ragazzi, ma anche persone mature, che mettono in atto la loro devozione e la loro passione verso i Misteri di Trapani incontrandosi ogni anno durante le vacanze di Pasqua. Nei giorni antecedenti la Settimana Santa i "Volontari della Lavanda" prendono anche parte attiva alle riunioni della Maestranza in qualità di Collaboratori. Il loro spontaneo contributo, quindi, non si limita solo a portare il Mistero a spalla durante la Processione del Venerdì Santo, ma sotto le direttive dei Consoli, anche alla preparazione e l'organizzazione generale.
Pochi anni fa i Pescatori hanno inaugurato con la cerimonia officiata dal Vescovo la sede ufficiale de "La Lavanda dei Piedi" che si trova a due passi dalla Curia nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele. Molto partecipata, infine, la cerimonia finale di ringraziamento.

GESU? NELL?ORTO DEI GETSEMANI ? 3° GRUPPO

Siamo sul Monte degli Ulivi. Gesù è in orazione nell'orto del Getsemani quando un Angelo gli appare con la sua triste offerta: l'amaro calice della Passione e della morte. Sono presenti alla scena tre Apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni che, vinti dalla stanchezza, placidamente dormono.
II Sacro Gruppo è affidato dal 27 aprile 1692, data dell'atto rogato dal notaio Melchiorre Castiglione, al ceto degli ORTOLANI (ars hortolanorum). Nel parere di molti estimatori è uno dei gruppi di maggiore spessore artistico.
Venne originariamente realizzato da Baldassare Pisciotta e poi rifatto nel 1700, del suo restauro se ne occupò nel 1947 Giuseppe Cafiero.
II silenzio e la rassegnazione riescono a toccare profondamente il cuore di chi osserva quest'insieme, merito dell'artista che ha saputo rendere nella sua opera tutta la potenzialità emotiva imposta dalla scena. L'angelo, col suo gesto tanto semplice quanto ineluttabile, offre al Nazareno l'amaro calice e la croce della Passione, ma dal suo volto trapela profonda compas-sione per la triste fine del Cristo. Nel volto di Gesù e nel suo mantenersi prostrato, si legge serenità mista a sofferenza.
Gli Apostoli dormono, ma la loro è una presenza importante. II loro dormire rende più umano il momento, Gesù e l'Angelo appar¬tengono ad un mondo superiore difficile da comprendere se non col silenzio del sonno. La spada sorretta da Pietro, ci anticipa in qualche modo la scena dell'arresto riprodotta nel Mistero seguente in Processione.
Tra gli argenti che addobbano il Gruppo, di notevole bellezza è la Croce che l'Angelo sorregge. C'è invece qualche perplessità circa il fazzoletto che negli ultimi anni s'è aggiunto ad addobbare le braccia del Cristo protese in preghiera. II Gruppo affidato agli ortolani, nella storia della Processione dei Misteri di Trapani, è stato uno dei primi ad essere adornato con manifatture d'argento. La Croce ed il Calice risalgono al XVII secolo e dovrebbero essere stati creati tra il 1612 ed il 1631, periodo durante il quale le produzioni in argento della città di Trapani venivano marchiate col triplice stemma della corona, la falce e le lettere DUI (Drepanum Urbs Invictissima). Tutti gli altri oggetti che addobbano le statue di questo Gruppo sono stati creati e donati in epoche successive.
Dopo aver inaugurato nel 2006 la prima sede, oggi, il ceto degli Ortolani può accogliere tutti gli appassionati nei nuovi e più grandi locali in via Verdi, a due passi dalla Chiesa del Purgatorio. La nuova sede, quest'anno è stata opportunamente restaurata portando alla luce un architettonico arco in tufo antico.

L?ARRESTO ? 4° GRUPPO

La spada dell'Apostolo Pietro; il sangue dall'orecchio di Malco, il capo delle guardie; Gesù viene arrestato. La Via Crucis è cominciata.
II Gruppo anticamente era conosciuto col nome "La Cattura" o "La Presa" ed è stato affidato al ceto dei Fabbriferrai (ars firrariorum, clavitterio¬rum, scopitteriorum et spatorum) (*), una categoria artigiana alla quale, nel secolo scorso s'aggiunse quella degli Stagnini e dei Meccanici. Oggi, la Maestranza che ne ha cura è quella dei Metallurgici che ha inglobato tutte le precedenti.
Sono state le mani di Mario Ciotta a creare questo gruppo scultoreo? Molti lo credono, anche se è più giusto affermare che l'autore vero è tuttora ignoto. Si sa molto, invece, riguardo le successive opere di ricostruzione e di restauro. Fu Vito Lombardo l'artista incaricato dal Ceto dell'epoca, a rimaneggiare l'opera che, dopo una rovinosa caduta dei massari in Processione, andò distrutta. Vennero riutilizzate le teste originali per ricreare le statue, mentre al Gruppo s'aggiunse un inedito: la figura di Malco che, nel Mistero originale non esisteva. La "vara" è stata successivamente ricostruita, intorno al 1930, da Antonio Aula il quale prese ispirazione dallo stile neoclassico.(**)
C'è molto "movimento" in questo insieme scultoreo. Lo impone la scena che rappresenta un momento di grande tensione. Le guardie, inviate dal Sinedrio, devono catturare Gesù. Un truce sgherro s'accerta dell'identità del Nazareno illuminandone il volto con una fiaccola, intanto Pietro si lancia con la sua spada verso Malco, capo delle guardie e servo di Caifa. "Chi di spada ferisce, di spada perisce", dice serenamente Gesù ordinando al suo Apostolo di riporre la spada nel fodero. La serenità del suo volto attenua la pesante atmosfera che gli efferati visi dei militari infondono alla scena.
Molta cura è stata posta negli addobbi che impreziosiscono questo gruppo. AI centro della composi-zione si nota il tipico emblema dei Metallurgici: un'incudine con martello, ferro da saldare e ruota dentata. Qui sono riportati anche i nomi degli autori: Michele Cusumano e suo figlio Totò. È composta, !i invece, da 115 raggi d'argento d'alterne misure, l'aureola di Gesù. Con questa nuova opera si sostituì l'aureola originale più piccola, anch'essa in argento, formata da 35 raggi che adesso è stata posta sulla testa dell'Apostolo Pietro.
II copricapo del soldato che incatena Gesù reca un addobbo composto da 53 piume d'argento di varie misure. Sul copricapo, invece ritroviamo una sfera sulla quale, oltre alla data 1906, sono riportati i nomi dei consoli del tempo. Due delle tre spade sono datate 1907 e riportano i nomi dei responsabili del periodo, mentre la lancia del soldato, formata da tre elementi, in origine (1958) aveva solo la punta in argento, nel 1908 vi è stata aggiunta l'asta.
C'è poi la catena che sovrasta la figura del Cristo: è composta da 38 maglie dai cui lembi derivano due bracciali in argento. Sono, invece, 17 le maglie che formano il bandoliere del soldato Malco.
Di storia più recente, invece, è la fiaccola che illumina li volto del Nazareno: venne donata dal metallurgico NunzioAsta, marito e padre delle vittime innocenti della strage di Pizzolungo perpetrata dalla mafia il 2 aprile 1985.
Le figure che caratterizzano la processione indossano il classico sacco nero con mantella bianca, mentre il vessillo dei Metallurgici è affidato ad una coppia di bambini che camminano al centro. La Processione dei Metallurgici è sempre stata accurata in ogni dettaglio.

LA CADUTA AL CEDRON ? 5° GRUPPO

Lo sguardo del Cristo è rivolto al cielo, Gesù è rassegnato mentre due soldati agli ordini di un tribuno romano cercano di risollevarlo. Lo stanno conducendo al Sinedrio, ma arrivati al torrente Cedron, scivola e cade. L'episodio è tratto dai Vangeli Apocrifi e da un racconto di Santa Brigida, anche se già Giovanni cita il torrente dei Cedri (Cedron) nel suo Vangelo.
II Gruppo Sacro fu affidato in concessione ai "Naviganti Mercantili" (ars nautarum), con un apposito atto rogato dal notaio Diego Marini Ximenes il 6 aprile 1621. La cosiddetta "Marina grande", una volta approvati i capitoli stilati otto anni prima (16 aprile 1613) dal notaio Giuseppe Testagrossa, decise di ricostruire il Mistero affidando i lavori a Francesco Nolfo. II lavoro magistrale dell'artista, influenzato dallo stile barocco, è da considerarsi autentica opera d'arte.
Molti critici ed estimatori considerano il volto del Cristo raffigurato in codesto Gruppo uno dei più espressivi e belli dell'intera Processione. Alla serenità del volto di Gesù, si contrappone il senso di crudeltà e di ferocia che trapela dai volti dei due farisei, insieme con l'intransigenza stampata sul viso barbuto del tribuno. Si notano anche i tratti vagamente spagnoleggianti delle divise. Sia le statue che la "vara" su cui appoggiano, non hanno mai subito modifiche. Nel tempo il Gruppo è stato impreziosito da ricchi ornamenti in argento tutti contrassegnati dal simbolo del Ceto: un maestoso veliero che solca i mari col vento in poppa. Sulla testa di Gesù, unica figura sacra dell'insieme scultoreo, è stata posta l'aureola dalle dimensioni più grandi fra tutte. II suo diametro raggiunge i 47 cm, ma l'arte degli argentieri trapanesi si nota soprattutto dai cirri a sbalzo che sono stati creati sull'ampio anello. Anche la raggiera è particolare, i raggi di varia lunghezza sono uniti in fasci, e disposti con calcolata simmetria verso l'esterno. I bracciali che cingono i polsi del Cristo risalgono al 1796 e sono composti d'anelli in semplice lamina liscia. In lamina d'argento è anche il pennacchio del soldato, l'opera, databile intorno alla fine del XIX secolo, è composta da una fantasia di penne di varie dimensioni, eseguite a sbalzo e cesello con gran maestria. In questa figura, le penne, risultano disposte verso l'alto, nelle altre, invece, cascano dal pomolo. Vi è poi il bastone di Hanna con pomolo e puntale in argento, risalente al 1796 che recano le iniziali CA, forse ad indicare quale autore Antonio Carraffà. Opera certa di questo maestro argentiere sono l'alabarda e le manette.
Trapani è città di naviganti e la partecipazione alla cura di questo Mistero, è sempre stata devota e premurosa. La Maestranza ancora oggi, prepara nei minimi particolari anche la processione che precede la sfilata del Sacro Gruppo. In questa non possono mancare i marinai, ovvero giovani stu¬denti del Nautico che, rappresentando la nuova generazione e la necessaria perpetuazione della categoria, recano in mano una lunga, candida cima. È il filo di una tradizione che si tramanda di padre in figlio e che lega un intero popolo con gran sacralità.

GESU? DINANZI AD HANNA ? 6° GRUPPO
Gesù viene interrogato da Hanna, suocero di Caifa. "Perché interroghi me? Le tue domande ponile a coloro che m'hanno ascoltato!", risponde il Nazareno. Considerata irriverente, la replica viene punita da uno sgherro che, con un guanto ferrato, schiaffeggia il volto del Cristo.
II Mistero venne inizialmente affidato ai "curdaturi e conciaroti" con l'apposito atto rogato il 26 marzo 1684 dal notaio Francesco Incandela.(*) Dopo quasi un secolo, intorno al 1778 la cura del Sacro Gruppo venne concessa ai "venditori di frutta" (ars vegetariorum) ed ai "fiorai". Questi ultimi però, preferirono uscire di scena e, così come s'evince
dall'atto del 23 luglio 1790 emesso dallo studio notarile Domenico De Luca, fu il solo ceto dei "fruttivendoli" a prendersene cura, provvedendo anche a ricrearne tutti gli ornamenti in argento.
La storia di quest'opera scul¬torea è alquanto controversa. Non si conosce esattamente il nome dell'autore, ma in molti pensano che il manufatto si possa attribuire a Pietro Ancona od anche a Michele Gramignano, o tutt'al più ancora, alla scuola del Milanti.
Dopo i pesanti bombardamenti dell'ultima guerra che distrussero nel '43 la chiesa di San Michele, il Gruppo, gravemente danneggiato, venne affidato al restauro del Prof. Domenico Li Muli, recentemente scomparso ed -.~, autore di preziose opere che tuttora abbelliscono la città di Trapani, come "la Fontana del Tritone". II maestro Li Muli, nel suo restauro volle riutilizzare alcune parti delle statue originali. Una su tutte, la statua del Cristo che, rifatta nel '900 da Antonio Giuffrida, ancor oggi commuove per la sua espressione di dolore. A testimoniare quanto i Trapanesi siano devoti a questa secolare tradizione, ritroviamo la lettera che il ceto dei fruttivendoli indirizzò al Sindaco di Trapani affinché, autoriz¬zasse la raccolta di "una lira a testa", in tutti gli "scari", i mercati della città, per racimolare i soldi utili alla ricostruzione del Mistero danneggiato.
II "ritocco" più recente risale al 1998, quando l'opera scultorea è stata sottoposta ad un restauro integrativo, ma già nel 1951, anno in cui il Mistero tornò in Processione, ci si accorse che i soste¬gni delle statue avevano bisogno di un consolidamento. Furono un esperto arti¬giano, riparatore di pupi siciliani, il sig. Morini e tale "Mastro Teo", ad occuparsi del lavoro.
Tra le figure del Gruppo, la più statica sembra volutamente essere quella del soldato che schiaffeggia Gesù. Risalendo alle origini di un detto popolare: "Malcu di crita", si crede, infatti, che il soldato Malco, lo stesso che fu colpito all'orecchio dalla spada di Pietro, dopo aver picchiato il Nazareno, resti pietrificato dall'arto fino al tronco. La figura di Hanna risulta austera, quasi solenne, ad essa si contrappone l'ilare espressione del servo che, presentando Gesù al pontefice, lo deride.
In merito alle decorazioni notevole risulta la corazza d'argento del soldato Malco. Questa venne realizzata nel 1932 da Baldassare Indelicato, che si procurò la "materia prima" fondendo numerose monete d'argento da 500 lire. II guanto, per ovvi motivi estetici, non è affatto di ferro, bensì in lamina d'argento. Le dita ben distinte, cadono a perpen¬dicolo sulle nervature orizzontali che solcano il manufatto. II prezioso turbante di Hanna, realizzato anch'esso in lamina d'argento, grazie ad un certosino lavoro di sbalzo, riesce a simulare perfettamente una morbida fascia che cinge con più volute il capo del pontefice. II manufatto è stato realizzato nel corso del XX secolo mentre ben più antichi sono il pettorale e la cintura, databili intorno al 1825. Non si può non notare, infine, la vistosa aureola a forma di "cristallo di neve" che adorna il capo di Gesù. Dal 1990 quest'oggetto ha definitivamente sostituito l'antica e preziosa aureola. risalente al 1700. La sede del Ceto dei Fruttivendoli, che cura anche la "Madre Pietà del Popolo", è in C.so Vittorio Emanuele.

LA NEGAZIONE ? 7° GRUPPO
Siamo nel cortile del Sinedrio, Gesù è legato come un assassino. Una donna scorge Pietro e lo addita come seguace del Nazareno, ma l'Apostolo nega di conoscere quell'uomo in catene. Un gallo canta e Gesù rivolge al suo primo discepolo un rassegnato sguardo carico di dolore.
II Gruppo Statuario è stato concesso alla categoria dei barbieri (ars barbitonsorum) come si legge dall'atto notarile del 1 dicembre 1661 emesso da Giacomo Del Monaco. Negli anni seguenti, alla categoria s'aggregarono anche parrucchieri e gli acconciatori.
Ispirato dai Vangeli, l'episodio è stato fedelmente riprodotto e ricreato per conto di Baldassare Pisciotta in questo che dai trapanesi è chiamato "u' mistere varveri". (*) "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". La frase premonitrice di Gesù trova conferma nei fatti: Pietro, riconosciuto dall'ancella (qui raffigurata seduta dinanzi ad uno scaldino), oltre al suo Maestro rinnega anche le proprie parole -"Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherà ed invece, evita così d'essere arrestato. Accanto alla donna col dito proteso, su una colonna, il gallo che col suo canto rimarca il momento della negazione. Il soldato che trascina Gesù in catene dona al gruppo una nota di materialità, altrimenti distolta dai suggestivi volti del Cristo e del suo primo Discepolo. Basta uno sguardo di Gesù perfar capire a Pietro che è stato per-donato dal Mae¬stro, e come Lui, Pietro soffre ed a stento riesce a trattenere le lacrime che gli bagnano la guan¬cia. Negli anni l'opera non ha subito interventi drastici ed anche gli addobbi argentei sono di buona fattura. Oltre alle aureole delle figure sacre, contiamo la bandoliera e le due sciabole del soldato romano.
Da notare con particolare interesse la decorazione che contraddistingue il collarino della lancia ed il pomello dell'asta: una pregiata ce¬sellatura raffigurante ariose volute fogliacee.

GESU? DINANZI AD ERODE ? 8° GRUPPO
Erode interroga Gesù. È stato Pilato ad ordinare questa udienza, ma il Nazareno continua a non rispondere, nonostante le incessanti accuse di uno scriba. Unico esito dell'incontro è il mantello da giullare con cui il Cristo viene rivestito prima di essere rimandato al cospetto di Pilato. Nella storia secolare della Processione dei Misteri di Trapani, questo Gruppo statuario è stato l'ultimo ad essere creato, ma nonostante ciò, è quello che è passato di mano più frequente-mente.
Inizialmente, come testimoniato da un atto rogato dal notaio Adriano Venza nel 1782, venne concesso alla mae¬stranza dei "molitori" (ars molitorum).(*) Verso la fine del 1800, il Mistero venne affidato ai sensali", cui in seguito s'aggiunsero i "crivellatori di cerea¬li". La combutta nella cura del gruppo, però, durò fino al 1949, poiché la crisi post bellica che afflisse le due categorie in quel periodo, impose la loro uscita di scena. Furono così i dipendenti comunali a prendersene cura fino al 1955, anno in cui il Gruppo venne affidato definitivamente alla categoria dei pescivendoli" (rigattieri).
Autore di questa pregevole opera è ancora Pisciotta che, nella creazione dell'insie¬me, si volle ispirare allo specifico episodio narrato dai Vangeli. Le cinque statue presenti raffigurano Gesù ed il giudeo che lo copre col mantello bianco, il colore che contraddistingueva le vesti dei buffoni; Erode nelle sue vesti regali; lo scriba che accusa il Nazareno ed, infine, un soldato.
Tra gli addobbi argentei spiccano per fine manifattura risalente alla fine del XIX secolo, la corona regale lo scettro e la cintura che danno autorità alla figura di Erode; un libro, un pomello e l'aureola di Gesù. Nuovo Capo Console del Ceto, da quest'anno è Rosario Scaturro.

LA FLAGELLAZIONE ? 9° GRUPPO

II prefetto romano non trova alcuna colpa in Cristo, ma anziché giudicarlo innocente, si lascia condizionare dall'ira della folla sobillata dai Sacerdoti e dai Farisei. Ponzio Pilato lascia così che Gesù venga sottoposto all'atroce rito della flagellazione. Legato ad una semicolonna, due aguzzini colpiscono il corpo nudo del Nazareno. Nelle mani cingono un ramo d'albero ed una corda annodata entrambi oggetti forieri di dolore e morte. Trentanove e non di più potevano essere le sferzate inflitte dai giudei alla vittima; i romani, invece, non avevano alcun limite tranne quello d'evitare la regione del cuore, poiché il condannato doveva morire solo sulla croce. I feroci colpi dei flagelli riuscivano anche a lacerare profondamente le carni fino a scoprirne le ossa e nel caso di Gesù furono più di cento.
Il Sacro Gruppo è affidato alle cure dei muratori e scalpellini". (*) Non sempre i rapporti tra queste due Maestranze sono stati idilliaci.
In data 13 novembre 1598, venne sancita la prima unione fra le categorie, ma, in seguito, la storia di quest'unione ci racconta parecchi momenti di controversia. Primo fra tutti, quello riguardante i diritti reclamati sulla chiesetta dei Quatto Santi Coronati edificata dalla corporazione a seguito dell'atto notarile dell'8 novembre 1859. La chiesa, sita nella centrale Via Nunzio Nasi, venne distrutta dai bombardamenti del 1943 ed in seguito ricostruita dai muratori nel '47. Ancor oggi, in questa chiesa si svolgono gli incontri dei Consoli del Gruppo. Qui i responsabili preparano le varie edizioni della Processione ed il Sabato Santo, tengono la consueta riunione di consuntivo.
Alle due Maestranze che tuttora hanno in cura questo Mistero, per brevi periodi s'è aggregata anche quella dei cementisti" che, nei primi anni del '900, offrirono al gruppo scultoreo il pennacchio d'argento con cui, tuttora, è adornata la testa del soldato. Ritroviamo i cementisti di nuovo negli anni '60 dopo la loro uscita negli anni '20 -'30.
Non si conosce esattamente il nome dell'autore dell'opera originaria, mentre, invece, molto si sa circa i suoi numerosi ed a volte drastici restauri. Primo fra tutti, quello che si dovette effettuare in seguito alla rovinosa caduta dei massari che s'accingevano alla "trasuta" nella chiesa di S. Nicola. In quell'edizione del 1860 particolarmente bagnata dalla pioggia, i portatori scivolarono sui gradini umidi della chiesa danneggiando così tutto il Mistero. II ceto quindi, commissionò il rifacimento del gruppo all'artista Antonio Croce. Nell'attenzione dello scultore il volto sofferente di Gesù. L'umano dolore si contrappone alla disumana empietà espressa dai volti dei suoi due aguzzini. Altri restauri si resero necessari col passare degli anni e vennero eseguiti in epoca recente da Giuseppe Cafiero nel 1966, nel 1987 e l'ultimo nel 1998.
Tra gli ornamenti che abbelliscono il Mistero, il più notevole è la colonna argentea alla quale è legato Gesù. Databile intorno alla fine del 1800, è stata nel 1988 abbellita da un decoro molto artistico creato dall'orafo trapanese Platimiro Fiorenza: una spina d'oro che avvolge a spirale l'intero pilastro. Risale, invece al 1954 l'aureola del Cristo anche questa realizzata in oro.
Anche la "ricchezza" degli addobbi riesce a testimoniare la pas¬sione con la quale la Maestranza, tra le più consistenti dal punto di vista economico, ha costantemente curato sia il Gruppo scultoreo che la sua Processione. Nel 1950, addirittura, l'intera uscita del Mistero, venne offerta dal console Vito Rao con considerevole spesa. Altro curioso particolare che caratterizza la storia recente della "Flagellazione", risale al 1987 quando, per lavori di restauro, il gruppo fu trasportato a Palermo. La tradizionale "scinnuta", venne ugualmente svolta con la banda suonante fuori della chiesa di San Domenico. In assenza del Mistero, la relativa cerimonia religiosa si svolse al cospetto di una statua dell'Ecce Homo esposta in quella chiesa ai devoti. II gruppo restaurato, qualche settimana dopo, sfilò regolarmente in Processione.

LA CORONAZIONE DI SPINE ? 10° GRUPPO

Al dolore fisico della flagellazione, s'aggiunge l'umiliazione e lo scherno. Gesù è dentro al pretorio inerme e sofferente. I soldati romani coprono il suo corpo martoriato con un mantello rosso, ma non è un gesto di pietà: lo stanno incoronando "re dei Giudei". AI posto dello scettro gli consegnano un'umile canna, mentre sul capo gli collocano una crudele corona di spine. Anche per questo motivo, il Mistero è noto ai trapanesi anche col nome "L'Ingiuria". La forte carica e¬motiva espressa dalle statue, oltre ai gesti espliciti riprodotti, riesce quasi a far sentire le parole d'offesa proferite al Nazareno.
La cura del Sacro Gruppo è stata affidata, con apposito atto del notaio Mario Caggegi datato 8 marzo 1632, ai "mugnai" (ars pistorum), i quali si premurarono d'affidare ad Antonio Nolfo il rifacimento dell'insieme scultoreo. Nel 1782, ai mugnai s'affiancarono anche i "fornai". (*) Dal 1967, quasi scomparsa la prima Maestranza, sono solo i panettieri a curarne l'uscita. Questa stazione della Via Crucis, ampiamente descritta dai Vangeli, è stata abilmente raffigurata dai vari artisti che, nel tempo, vi hanno messo mani. L'ultimo rifacimento risale al 1946, quando, dopo i bombardamenti bellici, Giuseppe Cafiero realizzò l'attuale versione.
Inutile sottolineare che, in tema di addobbi, il primo piano in questo Mistero spetta proprio alla corona di spine. Nella seconda metà del XVII secolo, l'argentiere Michele Tombarello, se guendo la classica icono¬grafia che descrive questo cilicio come un intreccio di tralci di rovo, crea la corona con cinque fili d'argento disposti in treccia. Da questa, senza alcun ordine apparente, fuoriescono le spine acuminate.
La storia recente di questo gruppo ci racconta di una ripristinata tradizione che con gli anni era stata soppiantata. Ad accompagnare il Mistero in Processione, infatti, sono ricomparsi nelle ultime cinque edizioni i"cantori". Non più, quindi, la banda musicale, ma un folto gruppo di bambini, per lo più alunni di scuole elementari, che, accompagnati da chitarre e tamburelli, con le loro voci "bianche", interpretano le tradizionali e quasi dimenticate canzoni funebri.

ECCE HOMO! ? 11° GRUPPO

Si celebra la Pasqua ebraica e tradizione vuole che la folla scelga quale condannato assolvere. Ponzio Pilato, pur non avendo trovato nel Nazareno alcuna colpa, presenta Gesù al popolo che lo condannerà alla crocifissione.
II Gruppo Sacro venne ufficialmente affidato, tramite l'apposito atto notarile rogato il 21 marzo 1629 dal notaio Melchiorre Castiglione, al ceto dei "calzolai" (ars cerdonum), che ancor oggi ne curano l'uscita insieme al ceto dei '`calzaturieri". (*)
Nel 1986 il Mistero venne trasportato a Palermo dove, dopo un ce tosino lavoro di restauro, furono aspo tate tutte le incrostazioni e le patine fumo che nel tempo s'erano stratifica sulle statue. Oggi, il gruppo scultore eseguito da Giuseppe Milanti, offre agli occhi degli ammiratori i suoi colori originali, vividi ed accesi che, in qualche modo, lo contraddistin¬guono da tutti gli altri.
La figura sofferente e martoriata di Gesù spicca per il suo colore chiaro, tra le due oscure statue del prefetto romano in Galilea Ponzio Pilato, e del soldato che lo tiene legato.
La posa plastica del corpo di Gesù suscita un profondo senso d'umiltà, a dispetto dell'alterigia e del distacco che emanano le altre due statue. Nel volto di Pilato si scorgono tratti vagamente orientaleggianti. Si rileva anche una certa somiglianza con la statua , che raffigura lo stesso personaggio nel gruppo immediatamente successivo della "Sentenza". A tal proposito c'è da riportare un'osservazione del Can. P. Fortunato Mondello secondo il quale, questi tratti del volto del procuratore romano sembrano liberamente ispirati dal dipinto di Domenico La Bruna raffigurante I'immagine di Dio e posto sopra l'Altare Maggiore della Cattedrale di Trapani. Sulla cornice della "vara", il pianale di legno su cui è montato l'insieme scultoreo, si nota l'incisione di una scarpa, quale simbolo della Maestranza.
Numerosi e preziosi sono gli addobbi in argento che abbelliscono il Sacro gruppo, però questo Mistero "splendente" più degli altri, la luce riflessa dall'imponente balconata d'argento alla quale le tre figure s'affacciano. L'opera risale al 1881 ed è stata eseguita e cesellata dall'orafo Giuseppe Parisi discendente da un'antica famiglia d'argentieri.

LA SENTENZA ? 12° GRUPPO

"lo sono innocente del sangue di questo giusto", dice Pilato mentre si lava le mani. Gesù, secondo il volere della folla, viene condannato. Pilato lo lascia ai suoi carnefici, pronti a portarlo via.
II Gruppo è conosciuto anche come "La condanna di Gesù" ed è stato realizzato intorno all'anno 1772 da Domenico Nolfo. La collocazione di questo Mistero, fino ai primi anni del '900 prevedeva che uscisse come nono, subito dopo "Gesù dinanzi ad Erode" ed immediatamente prima della "Flagellazione". Erroneamente si è sempre ritenuto che il gruppo venne affidato ai macellai ( ars buceriorum ) con l'atto rogato dal notaio Saverio Cognata il 28 febbraio 1782. Salvatore Accardi a tal proposito ci fa sapere che la scrittura, invece, esamina un contenzioso tra i confrati della Compagnia di San Michele Arcangelo e non riporta alcuna frase, parola o termine attinente ai bucceri o ai beccaj o alla concessione del gruppo, al contrario, descrive la partecipazione dei patrizi alla processione con la statua dell'Addolorata insieme al gruppo del "Sepolcro" condotto dai confrati di detta compagnia, il Venerdì Santo". Di certo vi è, al momento, solo l'atto di concessione, rogato dal notaio Ignazio Cosenza il 13 agosto 1787 nel quale la Compagnia di San Michele concesse l'uso della cappella costruita dai beccaj dentro la chiesa di San Michele, ed in tal atto non solo è testimoniata la partecipazione di questa arte alla processione dei Misteri insieme alle altre, ma soprattutto la menzione di avere fatto costruire, di recente, il proprio Mistero.
Quel che è certo è che, l'affidamento del gruppo alla categoria dei macellai generò aspre discussioni tra le altre maestranze, che non ritenevano i macellai idonei a fregiarsi del titolo di maestranza e, non appena la categoria ottenne il riconoscimento di maestranza, affidò probabilmente a Domenico Nolfo la costruzione di un nuovo gruppo.
Sempre dagli studi di Accardi apprendiamo che, originariamente, i consoli dell'arte pensarono di inserire tra le statue del gruppo anche la figura di Misandro, un losco personaggio che insieme al sacerdote Nizech, fu tra i principali accusatori di Gesù. Nel documento è chiaramente indicata la figura di Misandro che venne successivamente sostituita da un il tribuno che porge al prefetto l'ingiu¬riosa scritta "I.N.R.J.". Tra le cinque sta¬tue rappresen¬tate in questo insieme scultoreo, spicca l'imponente figura del prefetto Pilato. In posizione centrale, questa scultura lascia trapelare dal volto un senso di mestizia che si contrappone allo sfarzo degli abiti orientaleggianti imposti dalla carica governativa. La statua del Cristo è pur sempre in primo piano ma in posizione defilata. Sul suo capo la corona di spine, sulle spalle il manto di porpora ed ai polsi le catene che lo legano al soldato retrostante. Dopo la sostituzione della "vara" originale, avvenuta intorno agli anni'20, con una di più piccole dimensioni, la statua del servo che offre a Pilato la bacinella per l'abluzione delle mani, risulta quasi nascosta. Anche questo Gruppo è ricco d'argenti. Sono databili intorno al sec. XVIII le lance e l'alabarda del soldato alla destra di Pilato. Si contano poi l'aureola di Gesù, la canna e la corona di spine portate dal corpo nudo del Cristo, ed ancora i pennacchi, la spada con guaina, la bandoliera e la tavoletta in mano al tribuno.
Anche in questo gruppo, così come ne "La lavanda dei piedi" ritroviamo il bacile: un oggetto di largo uso domestico, nonché liturgico, che, seppur in argento impreziosito da pregevoli nervature, riporta le forme degli umili utensili del tempo (1700 circa).

L?ASCESA AL CALVARIO ? 13° GRUPPO

Il peso della Croce è grave. Gesù cade, ma i suoi occhi sono rivolti verso l?alto. La cima del Monte Calvario è ancora lontana e la forza per raggiungerla non gliela dà né le percosse dei due soldati, né il gesto di Simone di Cirene che, pietosamente solleva la Croce.
Un semplice fazzoletto per asciugare sangue e lacrime dal volto di Cristo, ed ecco il miracolo cui assiste Veronica e che testimonia profonda umanità e compianto. La stessa commozione che pervade ancor oggi il cuore dei trapanesi quando per le vie della Processione sfila questo Mistero dal popolo chiamato "U' Signuri ca Cruci ncoddu", II Signore con la Croce sul collo. II Gruppo Sacro è anche conosciuto come il "Mistero della Veronica" ed anticamente veniva utilizzato dalla Confraternita di San Michele per celebrare tutti i riti dei Venerdì di Quaresima antecedenti la Settimana di Pasqua.
L'atto di concessione di questo Gruppo scultoreo è il più antico fra tutti e risale al 6 aprile 1612. Redatto presso lo studio del notaio Antonino Migliorino, sancisce l'affidamento al ceto dei "borghesi, vinattieri e carrettieri", categorie identificate come umili "jurnatari", gente che vive alla giornata . Otto anni dopo, alla gestione del gruppo subentrarono i"bottai" e quindi, anche i "fruttivendoli". Si ritiene che da quando, nel 1772, questi ultimi due ceti dimisero il Gruppo, l'intero popolo cura la processione di questo gruppo a cui non è mai stato ufficialmente affidato.
Sono in molti gli estimatori che propendono ad attribuire la realizzazione di quest'opera scultorea alla scuola di Giuseppe Milanti, ma se ne sconosce il nome del vero autore. Nei secoli, il Gruppo, che, in buona sostanza è ancora quello originale, ha subito modifiche solo nella statua del Cristo. Dopo un incendio, nel 1800 questa venne sostituita con un'altra statua realizzata dallo scultore Pietro Croce. Dopo circa un secolo, nel 1903, anche quest'opera venne sostituita con quella che attualmente è presente nell'insieme, realizzata da Antonino Giuffrida. II Gesù di Pietro Croce però, non è andato perso, la statua, che a differenza dell'attuale, rivolge lo sguardo alla folla e non al cielo, è collocata nella chiesa di S. Maria di Gesù. Una delle particolarità più notevoli de "L'ascesa al Calvario", è che questo Gruppo è ancor oggi illuminato da numerosi ed enormi ceri votivi donati dal popolo. Anche per questo motivo, questo è il Mistero più pesante dell'intera col¬lezione tanto che, per portarlo in Processione, oltre alla folta squadra ufficiale di "massari", s'alternano sotto le aste, centinaia di devoti.
È presente in que¬sto Sacro Gruppo una delle opere più belle e preziose eseguita dalla maestranza degli argentieri trapanesi: la Croce del Popolo. Realizzata nel 1751 da Ottavio Martinez presenta numerosi ornamenti simbolici fine¬mente realizzati con la tecnica dello "sbalzo". La bellezza di quest'opera risulta evidente anche a chi l'osserva da lontano. Risalgono, invece, alla fine del 1700, opere di Michele Tumbarello, il volto di Gesù sul fazzoletto della Veronica, e l'armatura del soldato cesellata e sbalzata con grande maestria. Sulla testa di questo sfarzoso milite è tornato il classico pennacchio, anche se, nel 1975, fu creato dall'orafo trapanese Nicolò Messina, un elmo, anche questo vero capolavoro d'artigianato, che per parecchi anni sfilò in Processione. Ultima nota circa gli addobbi argentei di questo Sacro Gruppo, la merita l'aureola di Gesù: una delle più antiche e sicuramente la più piccola è databile intorno al 1620-1630.
Nella Processione che accom¬pagna questo Mistero, gli uomini indossano il classico vestito nero e, legato al collo da una cordicella, portano sul petto il cosiddetto "abitino", ovvero un bassorilievo d'argento che riproduce l'im¬magine del Sacro Gruppo. AI centro delle due colonne viene portato uno stendardo di colore granata con la scritta in oro "S.P.Q.R.".
Dietro al Gruppo, invece, spontaneamente ancor oggi si crea un seguito di devoti e fedeli che lo accompagna per tutta la durata della Via Crucis.

LA SPOGLIAZIONE ? 14° GRUPPO

Siamo sul Golgota. La crocifis¬sione è imminente, ed il corpo martoriato di Gesù viene spogliato delle poche vesti che lo avevano coperto di scherno e dileggio.
Questo Sacro Gruppo venne inizialmente affidato ai "fruttivendoli" come sancito dal primo atto rogato in data 20 aprile 1620 ed in un successivo documento notarile rogato da Gaspare Maria Guarnotti il 17 maggio 1772. Si ritiene che, poiché i fruttivendoli in quell'anno ottennero il loro attuale gruppo, dal 1788 il "Misterio della Denudazione di Cristo" venne consegnato alle cure dell'allora fiorente ceto dei "bottai" (ars cupariorum). A questi poi, subentrarono definitivamente i "tessili-abbigliamento", con I'ultimo dei documenti che testimoniano i vari affidamenti del gruppo alle Maestranze, questo a firma del notaio Gaspare Guarnotta.
L'opera scultorea è ancora quella originaria di Francesco e Domenico Nolfo. Ispirata all'episodio narrato dai Vangeli, la scena s'avvale di quattro figure la cui anatomia è parte dinamica dell'insieme. AI centro spicca la figura di Gesù, gli arti sono celati da un pesante mantello, ma il torace, scarno e macilento, ancor più del volto riesce ad infondere un profondo senso di dolore e di tristezza dell'anima. Particolare atten¬zione è stata posta dagli autori anche nell'anatomia del giudeo calvo che s'accinge a togliere le vesti al Cristo, mentre la plastica posa d'attesa del soldato prelude quella che sarà in seguito la fine di queste vesti: saranno giocate a sorte. Ricerca nei particolari anche nel grosso neo che caratterizza il naso del soldato posto alle spalle del Nazareno. Nel 1902 Antonio Giuffrida s'occupò del restauro che, in buona sostanza, conserva tuttora l'antica struttura. Anche la "vara" su cui è appog¬giato l'intero gruppo è quella originaria, realizzata in stile barocco.
Tra gli addobbi argentei notiamo le cinture, i due pennacchi dei soldati, la spada, la corona di spine e l'aureola di Gesù. Vi è poi il prezioso bastone realizzato in robusta lamina d'argento nel 1906 su commissione dei bottai dello stabilimento vinicolo D'Alì e Bordonaro. Più recente, invece, è la Croce creata nel 1990 dall'argentiere palermitano Antonino Amato.

LA SOLLEVAZIONE DELLA CROCE ? 15° GRUPPO

II corpo nudo di Gesù è stato inchiodato al legno della Croce. Un tribuno impone l'ordine di sollevarla, un soldato ed un giudeo spingono mentre un servo tira le funi. La Croce è ancora obliqua ma già il Cristo sembra accogliere tra le sue braccia spalancate tutti i peccati del mondo.
L'atto d'affidamento di questo gruppo all"ars fabbrorum lignareorum" fu rogato il 23 febbraio 1620 dal notaio Melchiorre Castiglione, da allora i "falegnami" ne hanno cura insieme con i
carpentieri" ed i "mobilieri".
La storia di questo Sacro Gruppo è alquanto singolare. L'opera originaria, della quale non si conosce l'autore, andò distrutta a causa dei bombardamenti che colpirono la chiesa di S. Michele nel 1943. Si decise allora di ricostruire ex novo l'intera rappresentazione
tralasciando quasi del tutto I'insieme scultoreo originale.
Nel corso dei secoli, infatti, le statue avevano già subito un gran numero di ritocchi da parte di restauratori non sempre competenti. Di quell'antico "misfere", gli anziani ricordano i volti molto caricaturali dei giudei, ed anche se, le statue del tribuno e del centurione, potevano considerarsi abbastanza accettabili, la figura di Cristo, invece, appariva troppo piccola e scheletrica.
II compito dell'intera ricostru¬zione fu così affidato al Prof. Domenico Li Muli. L'artista contemporaneo, ispiran¬dosi a noti esempi classici, realizzò un'opera che però, in molti giudicarono estremamente personalizzata. Quando, infatti, nell'edizione del 1951, fece il suo esordio in Processione il nuovo Mistero, la gente rimase molto perplessa più dalle notevoli differenze rispetto al gruppo antico, che dalla grande artisticità della nuova opera. II gruppo scultoreo, a detta d'alcuni notabili dell'epoca, era poco omogeneo con i restanti Misteri, ed in più, secondo l'opinione popolare, questa nuova versione non era accettabile poi¬ché l'artista aveva tolto due statue importanti: il tribuno ed il giudeo che tira la fune e poco importava se n'avesse aggiunto una che prima non c'era, quella del soldato.
II Mistero andava rifatto e così fu. Nel 1956, il Maestro Li Muli, poté in questo modo ripresentare l'attuale "Sollevazione", completa di tutte le figure che oggi vi compaiono e che i trapanesi gradirono notevolmente. La nuova opera venne quindi ufficialmente inserita nella Processione dei Misteri, mentre, invece, per molti anni il gruppo scultoreo ripudiato fu abbandonato tra le navate della chiesa del Collegio. Recentemente, costatato l'ottimo valore artistico di quelle statue, la prima "sollevazione" di Li Muli è stata recuperata ed è tuttora esposta nel settecentesco Palazzo Riccio Di Morana, sede di rappresentanza della Provincia Regionale di Trapani, in un salone che l'Ente ha volutamente intitolato all'artista da poco scomparsa? l'ultimo che abbia saputo testimoniare, anche con queste opere di tela e colla, l'alto livello dell'arte e dell'artigianato trapanese che nei secoli caratterizzò le opere dei restauratori trapanesi, Cafiero, Fodale e Messina.

LA FERITA AL COSTATO ? 16° GRUPPO

Maria, Giovanni e Maria Maddalena lo sentono, Gesù è morto. II loro dolore, ai piedi della Croce è profondo, ma ad esso s'aggiunge l'angoscia, devono assistere inermi ad un gesto di crudeltà immane: un centurione trafigge il corpo di Cristo al costato con una lancia.
Questo Sacro Gruppo, antica¬mente chiamato "La Crocifissione", con atto rogato dal notaio Melchiorre Castiglione il 27 aprile 1620, fu dato in consegna alle cure dei "funai" (ars cor-dareorum) ed ai canapai, attività fiorente in una città marinara come Trapani. La crisi del settore, dovuta al continuo progresso tecnologico però, causò la quasi totale scomparsa di questa categoria che di fatto, obbligò nel 1966 il passaggio del cosiddetto "mistere cannavara" alle cure dei "pittori e decoratori". Questi, non appena subentrati provvidero ad un consistente rifacimento degli ornamenti argentei del Mistero. La creazione di questo gruppo scul¬toreo ha origini abbastanza con¬troverse. Non si conosce il nome dell'autore originale, si sa però che, nel 1771 esso venne ricostruito. Se in origine si pensava che la paternità dell'opera dovesse essere attribuita a Francesco e Domenico Nolfo, alcuni studi più recenti ed accurati hanno individuato in Mario Ciotta oAndrea Tipa i nomi degli autori.
Si tratta della raffigurazione di uno dei momenti più tristi di tutta la Via Crucis. Dal corpo esa-nime di Gesù continua a trapelare una pacata sofferenza, la morte ha prevalso sul dolore ed il capo reclinato di Cristo sembra voler rasserenare i suoi cari ai piedi della Croce. La pace però, non trova spazio nei volti della Madonna e di Giovanni. Anche se i loro occhi sono rivolti in alto, verso quel corpo che ormai ha smesso di vivere, sanno che un altro momento di grande empietà sta per arrivare. La Maddalena, inginocchiata ai piedi della Croce, rivolge lo sguardo con angoscia al centurione romano. II soldato, , trafiggerà Gesù per costatarne la morte, ma non ha il coraggio di guardarlo, i suoi occhi sono bassi e densi di ver¬gogna quasi invocas¬sero perdono.
Anche questo Mistero non passò incolume dai bombardamenti del 1943 e rimase profondamente danneggiato. Ci pensò il bravo Giuseppe Cafiero a restaurarlo con magistrale perizia. Nel 1947, curate le "ferite" della guerra, "La Ferita al Costato" potè tornare in Processione. Questo, fra i venti Misteri, è l'unico che ritrae il Cristo crocifisso, che però, al costato, non presenta ferita alcuna.
La maggior parte delle decorazioni argentee è di recente fattura. Fra queste spicca la targa posta in alto sulla Croce recante la scritta INRI ed una pregevolissima cornice a sbalzo. Due anelli in lamina d'argento formano le rispettive aureole dell'Apostolo Giovanni e di Maria Maddalena, mentre di fattura più elaborata a raggiera sono le aureole di Gesù e di Maria.
Sul capo di Gesù un'altra corona di spine formata da tre fili intrecciati mentre sul capo del soldato il solito pennacchio posto insieme alla criniera d'argento sopra l'elmo. Di notevole fattura anche l'asta nelle mani del centurione.

LA DEPOSIZIONE ? 17° GRUPPO

La Croce è spoglia, Maria e Maddalena sono affrante dal dolore. II corpo di Gesù è stato deposto e giace in una posa di profondo spasimo col capo rivolto al cielo. L'apostolo Giovanni contempla il suo Maestro inerte.
L'atto rogato il 3 aprile 1619 dal notaio Diego Martino Ximenes affida questo gruppo scultoreo alla categoria dei "sarti" (ars sutorum). In seguito, al ceto si sono aggregati anche I "tappezzieri".
II racconto evangelico indica in Giuseppe di Arimatea colui che di fatto s'occupò della deposizione di Cristo. Questa scena è, in buona sostanza, frutto dell'immaginazione dell'autore e potremmo considerarla quasi un passaggio tra il gruppo precedente e quello successivo.
Sembra ormai quasi certo che l'autore di questo Mistero sia Antonio Nolfo, a lungo però, prima, degli ultimi più approfonditi studi, la paternità di quest'opera è stata attribuita a Giuseppe Milanti. II Gruppo che oggi vediamo sfilare in Processione, tuttavia, non è quello originale che fu quasi totalmente distrutto dai bombardamenti del 1943. Si deve ad Antonio Fodale e Leopoldo Messina il merito d'averlo ricostruito utilizzando molte parti dell'oper prima. Nel 1951 "La Deposizione" potè quindi tornare tra i Gruppi Sacri del Venerdì Santo Trapanese.
La Maestranza, dopo mezzo secolo, ha deciso di restaurare nuovamente il gruppo con un lavoro certo sino terminato nell'agosto 2004, che ha consentito di donare ad ogni singola statua i suoi colori d'origine. É invece un grande atto di devozione quello che Sarti e Tappezzieri dedicano al loro Gruppo Sacro nel ricamare ed allestire con grande maestria tutti i tessuti che adornano le statue. Ciò che, invece, nel tempo non è assolutamente cambiato e l'argento che abbellisce il Gruppo Sacro.
Le aureole, furono realizzate con grande bravura dal Maestro argentiere Giuseppe Piazza nel 1761. L'anima di ogni aureola è composta da un cerchio di ferro sul quale sono state applicate su entrambe le facciate, le lamine d'argento. Esse presentano un profilo decorato con motivi di gusto barrocchetto sia internamente che esternamente. La raggiera, invece, è formata da segmenti d'argento di varia lunghezza che conferiscono per la loro disposizione, un vero e proprio effetto "dinamico" all'addobbo. Particolari sono anche i chiodi che fissano le lamine d'argento agli anelli di ferro, presentano una capocchia a forma di fiore, e sono visibili sulla parte anteriore d'ogni cerchio. Anche sulla Croce di questo Gruppo è presente la tabella con la scritta INRI (lesus Nazarenus Rex ludeorum) anche questa in argento, recentemente restaurata dal Maestro Platimiro Fiorenza riportandola all'antico splendore. La cornice del quadretto è sbalzata e presenta fantasie legate a motivi barocchi.

IL TRASPORTO AL SEPOLCRO ? 18° GRUPPO

Di Gesù non resta che il corpo straziato ed esanime. Un candido lenzuolo non servirà certo a nascondere la vergogna della sua condanna e della sua morte sulla Croce, ma attraverso questo lenzuolo tutta l'umanità potrà percepirla nei secoli. Giuseppe d'Arimatea con Nicodemo e l'Apostolo Giovanni, aiutati da Maria Maddalena avvolgono il Cristo morto, il dolore di sua ma dre Maria è grande quanto il cielo.
Conosciuto dai Trapanesi come "U Signuri nn'u linzolu", questo è l'ultimo insieme scultoreo a sfilare in Processione. Dietro seguiranno solo i simulacri di Gesù nel Sepolcro e di Maria 5.5. Addolorata.
II primo atto d'affidamento di questo Gruppo Sacro risale al 5 aprile 1619, con esso il notaio Diego Martino Ximenes lo consegnò alle cure dell'allora fiorente ceto dei "corallai". Verso la fine del secolo successivo però, la crisi che afflisse questo settore costrinse la maestranza a rinunciare a quest'onere, così come descritto dal notaio Giuseppe Anastasi nel suo atto del 20 febbraio 1790. Affidare il Gruppo Sacro ai "salinai", un mestiere che da sempre caratterizza la città di Trapani, fu quindi, la cosa più naturale.
Si conosce ben poco dell'autore del Gruppo originario. Nella prima metà del '700 venne ricostruito da Giacomo Tartaglia e, dopo i bombardamenti del 1947, subì il profondo restauro di Giuseppe Cafiero. Questo è l'insieme che presenta il maggior numero di statue, ben sei, e fra queste, la figura della Madonna, secondo una interessante ricerca storica condotta da Salvatore Accardi, sembra essere stata aggiunta in un secondo tempo. Essa, infatti, appare solo nell'atto notarile del 1790 mentre è completamente assente in quello precedente. Nella ricostruzione del gruppo. l'artista Giacomo Tartaglia seppe creare autentiche opere d'arte, mirabile è Ia fattura della testa di Maria di Magdala, ritenuta tra le più belle dell'intera collezione.
Tra gli addobbi di questo Mistero, prima di descrivere gli argenti, è opportuno spen¬dere alcune parole sul lenzuo¬lo: questo è considerato "ex voto" e viene cambiato con frequenza, poiché la devozio¬ne popolare attorno a questo Sacro Gruppo è molto sentita. Sobrie ed essenziali le aureole d'argento, mentre ha una storia particolare l'emble¬ma legato alla gamba di Gesù: è una mammella d'argento che venne donata da un salinaio "per grazia ricevuta", in quanto, durante i preparativi, quest'uomo rimase ferito da un aggeggio appuntito, probabilmente un candelabro, che gli trafisse il petto. Altro simbolo ca¬ratteristico di questo Gruppo è il mulino in miniatura appog¬giato sulla "vara" a simboleggiare il ceto dei salinai.
Questo Mulino è stato recentemente realizzato dal Corallaio trapanese Fiorenza che in ricordo della maestranza che anticamente aveva in cura il Mistero ha impreziosito l'opera d'incastonature di corallo. AI fazzoletto di tessuto che adorna il Gruppo ne è stato aggiunto un altro realizzato dal Fiorenza in lamina d'argento anche questo frutto di donazione. La Processione e gli addobbi allestiti da questa Maestranza sono sempre stati molto curati.
Non è mai mancata la banda musicale anche se, per quanto riguarda l'accompagnamento dei devoti, era diventata consuetudine far uscire il Mistero quasi senza corteo. Essendo il venerdì una giornata lavorativa per i salinai, infatti, gli appartenenti a questo ceto si incontravano a processione già iniziata nei pressi di Via Mercè, e da lì, in abito nero potevano finalmente accom¬pagnare il loro Mistero.
Nel corteo, tutti i partecipanti indos¬sano il cosiddetto "abitino", un basso¬rilievo d'argento che riproduce il gruppo, legato al collo con una cordicella.

GESU? NELL?URNA ? 19° GRUPPO
II corpo di Gesù giace nel suo sepolcro. La Via Crucis per il Figlio di Dio è terminata. Dal suo sacrificio nascerà una nuova umanità. La stessa che ancor oggi contempla e prega questa figura dopo quasi due millenni.
Alle origini della Processione dei Misteri di Trapani era il Clero stesso a portare sulle spalle questo simulacro, successivamente la funzione venne svolta dalla Confraternita di S. Michele. Con indosso il tradizionale saio rosso con cappuccio bianco, quattro confrati, uno per ogni angolo, conducevano a spalla la Sacra Urna, mentre tutto il Clero cittadino seguiva in corteo la processione pregando. Intorno alla seconda metà dell'ottocento, non potendo la Confraternita più sostenere le ingenti spese necessarie all'allestimento della processione, subentrarono nella ge¬stione di questo Mistero i"pastai" che tuttora ne hanno cura.
I devoti trapanesi lo chiamano "U' Signuri nu monumentu", il corpo di Gesù avvolto in un candido lenzuolo riposa nel suo sepolcro: un'urna dalle pareti in vetro realizzata in stile barocco sormontata da un globo che fa da base ad una croce. Quest'urna, nel periodo in cui tutti i Sacri Gruppi erano conservati nella chiesa di S. Michele, veniva abitualmente visitata dai fedeli tutti i venerdì dell'anno.
L'urna che attualmente si può am¬mirare in Processione è stata realizzata nei primi anni del '900 e presenta nelle giunture angolari delle pareti in vetro, pregevolissime intagliature su legno.
Molti estimatori attribuiscono alla scuola di Antonio Nolfo la realizzazione della statua del Cristo. Da un attento esame di questa opera s'è arrivati a dedurre che in origine, la statua facesse parte di una "Pietà" custodita nella chiesa dell'Immacolatella.
II corpo disteso di Gesù non è esattamente parallelo al piano su cui giace e, analizzando anche gli arti, si nota come un braccio sia stato attaccato al resto della statua in tempo successivo. Questo lascia così pensare che, in origine questa figura di Cristo Morto dovesse essere adagiata sulle gambe di Maria nella classica espressione ripro¬dotta dall'insuperabile "Pietà" del sommo Michelangelo.

L?ADDOLORATA ? 20° GRUPPO
II dolore di una madre...
Nell'Addolorata è facile configurarsi, è il simbolo del più nobile sentimento che possa provare il cuore umano: l'amore, reso ancora più forte e profondo da un momento di grande sofferenza quale può essere la perdita di un figlio. Ma questo è un dolore che nobilita e che fortifica, è un dolore buono, condiviso da tutti i fedeli che vedendo passare in processione questa statua, non riescono a trattenere le lacrime. Con questa bellissima figura si conclude la Processione dei Misteri di Trapani, I'Addolorata, alta e nobile avvolta in un pesante drappo di nero velluto, attraversa le vie della città sotto un baldacchino ricamato sollevato da quattro aste. E dietro, un corteo di fedeli e devoti in preghiera. L'Addolorata era anticamente portata a spalla dai nobili della città. Con indosso il classico saio rosso con la visiera bianca della Confraternita di S. Michele, la nobiltà si univa al popolo in questo momento di passione. Quando la Confraternita de¬cise di lasciare alle Maestranze la cura della Processione del Sepolcro di Gesù, anche i"nobili" di Trapani preferirono non apparire più in prima persona nella cura della Processione dell'Addolorata. Così, verso la metà dell'800, la gestione di questa processione passò ai dipendenti delle classi nobili: cocchieri, staf¬fieri e cuochi. I nobili, così come i Confrati di S. Michele si limitarono a seguire la Madonna in corteo insieme coi rappre¬sentanti del Senato cittadino, della Magistratura, dell'Intendenza e del Presidio Militare con la sua Banda.
Scomparse nel tempo le categorie dei cocchieri e degli staffieri, la cura della Processione di Maria s'estese anche ad altre categorie di lavoratori che in qualche modo avessero attinenza con le precedenti maestranze. Ancora oggi, a rispetto della tradizione originale, i ?massari" dell'Addolorata, si distinguono dagli altri per i colori bianco e rosso delle loro devise . La statua si ritiene sia opera di Giuseppe Milanti, la grande espressi¬vità del volto si contrappone all'austerità del lutto che il nero mantello emana. Sotto questo mantello, anche le vesti della Madonna sono finemente drappeggiate anche se, durante la Processione, queste non rimangono mai in vista. In origine l'Addolorata era sistemata su una "vara" più alta di tutte le altre dei restanti Sacri Gruppi. Nel 1970 però, il poggio venne sostituito con una base di legno più larga e più bassa ed oggi, questa statua appa¬re un po' meno "maestosa" d'una volta. Attorno alla "vara", ai quattro angoli, si ergono le lunghissime aste che sorreg¬gono il baldacchino, ognuna, indipen¬dentemente dalle altre, è trasportata da un singolo portatore. Tra i quattro "astieri" e gli altri massari dell'Addolo¬rata, ovviamente, vige un sincronismo molto scrupoloso. Tre devote, le signore Eugenia De Santis, Brigida Turretta E Paolina Santini, verso la fine dell'otto¬cento raccolsero le somme necessarie per la realizzazione del drappo che anco¬ra oggi funge da baldacchino. Per realiz zarne i preziosi ricami, questo venne addirittura spedito a Milano per poi tornare a Trapani nella sua spettacolare bellezza.
Non si può non restare colpiti dagli argenti dell'Addolorata. Un'aureola ed un cuore che emanano raggi di luce e di splendore, un pugnale che simboleggia tutto il dolore di un cuore trafitto. Nella mano della Madonna stretti indissolubilmente il cuore fiammato ed il pugnale, l'amore di una madre ed il dolore dell'umanità. Questa è l'ultima Processione ad uscire dalla chiesa del Purgatorio, col loro abito nero ed un lungo cero nelle mani escono le donne che adempiono ad un voto alla "Maronna Addulurata". Alcu¬ne sono scalze ed, a piedi nudi, andran¬no in processione pertutta la durata della Via Crucis. II cero acceso le accompa¬gnerà nel loro lungo pellegrinaggio, anche durante la notte. II corteo è disposto su due file ed al centro, anche loro vestite di nero come Maria Addolorata, alcune bambine che camminano con la mano sinistra sul cuore trafitto dal pugnale del dolore. Le sole parole che si distinguono, nel silenzio di questa muta Processione, sono quelle dell' "Ave Maria". Dopo quasi ventiquattr'ore, il Sabato l'Addolorata rientra in chiesa sotto una pioggia di petali di fiori. La Processione dei Misteri è terminata, Trapani si prepara alla Pasqua con il cuore pieno d'emozione. Durerà un anno intero, come da secoli ormai, fino al prossimo Venerdì Santo.

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