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San Filippo d'Agira, venerato nel comune di Limina (Me)

San Filippo d'Agira

Sono quattro le giornate in suo onore. L'11 e il 12 maggio, la terza domenica di maggio (salvo casi eccezionionali in cui viene posticipata) e il 16 agosto.

Alle ore 07:00 del giorno 11 maggio di ogni anno la "vara" (baldacchino - portantina) di San Filippo d'Agira, dal peso di circa 700 Kg, viene portata a spalle e senza ausilio di protezioni (imbottiture), a passo sostenuto e senza soste fino alla località Murazzo, distante circa 6 km dal paese.

A Murazzo vi è un piccolo mercato, che un tempo era tra i più importanti della vallata, in quanto vi vendevano il bestiame e gli attrezzi agricoli necessari per il lavoro dei campi. Oggi, purtroppo, i campi non sono più sostentamento per la maggior parte delle famiglie, come allora, dunque questa usanza si è persa. Rimangono le bancarelle di dolciumi, giochi per bambini, vestiti, etc. Una volta giunti sul piazzale antistante il piccolo santuario, i portatori corrono in senso orario e antiorario rispetto al simulacro del Santo, facendo compiere alla stesso dei movimenti rotatori.

Alcuni vedono in questa sorta di "balletto" una simbolica benedizione del Santo ai suoi fedeli e ai campi circostanti; altri vedono ciò come una sorta di esorcismo, i "giri" in senso orario richiamerebbero gli angeli, quelli in senso antiorario caccerebbero i demoni all'inferno. Finiti i "giri", il Santo viene introdotto nel santuario e si da l'avvio a numerose messe. Nel pomeriggio si torna a Limina, quindi altri 6 Km... in salita!

Purtroppo però, Limina non è più popolosa come un tempo e la gente non è forte come "gli antichi", dunque da decenni la salita si fa un po' a spalle, un po' col l'ausilio di un carrello spinto a braccia. Giunti in paese il Santo viene ripreso a spalla ed a passo veloce percorre alcune vie, non prima di aver fatto però il famosissimo "avanti e indietro" all'inizio del paese.

Questo è un'altro "ballo" e simboleggia la lotta che in vita il Santo avrebbe sostenuto contro i demoni. Il fercolo, a suon di musica, viene fatto procedere di corsa avanti e indietro, senza girare la "vara" di modo che il simulacro quando và indietro procede "di spalle". La festa dell'11 maggio, non ha origini antichissime, tuttavia il suo significato potrebbe risalire a diversi secoli or sono.

Per alcuni simboleggerebbe il furto leggendario del santo da parte dei liminesi a danno dei casalvetini, abitanti di Casalvecchio Siculo, paesino situato dalla parte opposta della vallata. Allora vi era la consuetudine che qualora un santo venisse "rubato" o, meglio, "rapito", diventava proprietà dei "ladri" o, meglio, dei "rapitori", una volta giunti nel territorio appartenente alla giurisdizione del proprio paese.

Per altri, invece la festa ha un significato meno leggendario, cioè si pensa che molti secoli fa Murazzo ospitava una comunità cristiana e San Filippo sia passato da qui, prima di giungere nel paese di Limina (da qui "Murazzo", che non deriverebbe da "muro", bensì da "moro", non per irriverenza al Santo, quanto invece dal fatto che, iconograficamente, in molte località della Sicilia, egli è rappresentato nero e con il volto piuttosto severo, che incute una sorta di timore ai fedeli che incrociano il suo sguardo).

Giorno 12 si svolge la processione per le vie del paese in ricordo del giorno della sua morte. Oggigiorno la festa è religiosissima, seppur non a carattere penitenziale. Tuttavia non è sempre stata così.

Un tempo la processione era di mattina, nel pomeriggio, invece, aveva luogo una tradizione stroncata negli anni '40 chiamata in lingua siciliana, nella parlata locale, "ddutta" (in it. "lotta"), anche se più che una lotta era una contesa, che vedeva protagonoste due fazioni, i "mastri" (artigiani, ma anche operai, muratori, etc.) e i "picurara" (pecorai, ma vi facevano parte anche altri allevatori di bestiame, contadini, etc.).

Il Santo, posto in una "vara" più piccola e leggera, veniva conteso da una parte e dall'altra come una sorta di tiro alla fune. In questo disordine, dove parecchi furono i feriti e ci fu anche qualche morto, non si poteva non prevedere il disappunto della Chiesa e delle Forze dell'Ordine, i quali dopo vari tentativi ebbero la meglio su questa secolare tradizione.

All'"Uttava" (Ottava), un tempo celebrata il 19 maggio e adesso, per motivi legati al cambio di abitudini, la terza domenica (salvo eccezioni), è indubbiamente la festa più caratteristica e suggestiva, la festa più sentita dai liminesi. Un tempo si svolgeva la seconda parte della "ddutta".

La mattina avviene una composta processione col Santo posto nella "vara" che anticamente veniva utilizzata per la "ddutta". Nel pomeriggio ecco la "rievocazione dei miracoli", nel senso che si vuole con questa festa imitare le gesta del Santo quand'era in vita. I devoti si ritrovano davanti alla Chiesa Madre dedicata a San Sebastiano Martire, nell?attesa che l?orologio segni le 17:00.

Nel frattempo, alcuni di essi, con maglietta rossa recante sul retro la scritta "E cu cchiù beni lu voli, cchiù forti lu chiama... evviva San Fulippu!!!", si lanciano di corsa verso la facciata della chiesa che dal 12 maggio ospita il Santo, schiantandosi violentemente contro il portone. A detta dei devoti, ciò alluderebbe alla lotta del male e del peccato contro il bene, ovvero contro San Filippo; il Santo alle 17:00, numero che simbolicamente avrebbe a che fare con le teorie sull'esorcismo, uscirebbe trionfando sul Male.

Ed accade proprio che alle 17:00 allo sparo di un "botto", le porte della chiesa si spalancano aperte da altri devoti già all'interno della chiesa, una volta dentro i devoti "'ppizzaturi" (così vengono chiamati coloro che portano i simulacri dei santi a spalla) tutti in brevissimo tempo sollevano sulle loro spalle la "vara" con dentro San Filippo ed escono di corsa fuggendo all?impazzata giù per le scale e poi lungo la via G. Garibaldi. La prima loc. raggiunta è Calvario.

Una ripidissima e strettissima stradina sterrata porta a una croce. Giunti con non poche difficoltà a detta croce ecco che ha luogo, per i devoti, uno dei momenti più toccanti di tutta la festa, l'omaggio del Santo alla Santa Croce. Le aste anteriori della vara che sevono per trasportare a spalle il santo "vrazzola" (it. braccioli), vengono incastrate alla base circolare dell'obelisco e viene fatto roteare intorno a quest'ultimo a suon di musica per tre volte in senso antiorario e per altrettante volte in senso orario. Così fanno anche molti dei presenti alla manifestazione, dicendo che >. Fatto ciò il Santo viene portato in cima ad un'altra collinetta vicina, dove vi è un edicola in Suo onore e vengono effettuati i "giri".

Una volta scesi da Calvario, potete immaginare l'enorme difficoltà di tale momento, il Santo ritorna alla strada principale dove viene fatto "ballare", al termine dei quali si prosegue in località Durbi, nella parte opposta del paese. Anche qui un'altra collinetta con edicola votiva in onore al Santo Esorcista. Vale la pena far notare il valore simbolico circa le visite da parte del Santo a queste località. Il Calvario è la parte più alta del paese, sovrasta l'abitato di Limina e da li si vedono numerosissimi campi e il paesino di Roccafiorita.

Tra Limina e Roccafiorita c'è sempre stato campanilismo e rivalità scaturiti, pare, anche a causa dei festeggiamenti in onore al Santo, venerato in entrambi i paesi da secoli. Portare il Santo in loc. Calvario significherebbe quasi una sfida, secondo alcuni. Tuttavia il motivo più importante è il significato Cristiano che ha per i fedeli il "calvario", luogo delle sofferenze del Cristo. Contrada Durbi, invece, anticamente apparteneva alla zona ebraica di Limina (che ospitava una comunità consistente di ebrei). Portare il Santo qui, dunque, oltre alla funzione di fargli benedire i campi nella parte bassa del paese, potrebbe significare anche la vittoria del Cristianesimo sull'Ebraismo. Tornato in paese il Santo viene portato di corsa per piazze, strade e viuzze così strette che la "vara" passa a stento e più volte viene fatto "ballare" fino a tarda serata, quando un nutrito spettacolo pirotecnico saluterà il Santo, dandogli l'arrivederci al mese di agosto.

Il 16 agosto si ripete la processione con modalità simili a quelle del 12 maggio. E' la più recente delle processioni ed è stata istituita per venire incontro agli emigranti che nel periodo estivo sono di ritorno al paese.

In passato non esisteva questa festa, ma è pur vero che un antica tradizione liminese, caduta in disuso anche a causa della Curia, prevedeva che il Santo precedesse il fercolo del Santo Patrono San Sebastiano Martire (venti gennaio) e della Santa Compatrona la Madonna delle Preghiere (anticamente festeggiata il sedici agosto e da circa mezzo secolo il quindici, ricorrenza dell?Assunzione).


Reportage di Ernesto Musumeci

pricissioni 'u matinu i l'uttava
particulari 'nchianata o carvariu
'nchianata o carvariu
onuri a cruci o carvariu
scinnuta do carvariu
'a cursa e durbi
'nchianata e durbi
scinnuta de durbi
'u 'nnanzi e arreti o ritornu de durbi
Ernesto Musumeci, devoto e creatore di questo reportage
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