Sale, corallo e pesce
Biache distese di sale delineano le coste da Trapani fino allo Stagnone di Marsala e all'isola fenicia di Motya, tracciando l'itinerario della "Via del sale".
Saline e mulini a vento; un paesaggio particolare dove giochi di luce e colore particolari ci sono al tramonto.
I Fenici hanno estratto per primi il sale lungo la costa trapanese servendosi delle saline da loro impiantate li proprio per la lavorazione del sale che, nel XVIII sec, mise ai primi posti dell'economia le città della costiera trapanese. Con la pesca e la lavorazione del corallo, Trapani, col suo porto, diventò tra i principali scali del Mediterraneo e d'Europa.
Una signora, certa Pinco Paola , figlia (li pastori, ci racconta come si svolgevano le attività all'interno degli stabilimenti conservieri negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale e, dalla sua testimonianza, emerge uno spaccato storico ed economico particolare. Ella descrive lo svolgimento delle attività legate alla lavorazione a ciclo continuo con tutto l'occorrente utile per il prodotto finito, come per esempio: la bollitura del pesce, i distanziatori in legno, la realizzazione in loco dei contenitori in latta con relativa etichettatura, l'imballaggio ed il trasporto verso tutte le destinazioni.
L'attività di conservazione continuava durante tutto l'anno. Per questa attività venivano impiegate soprattutto giovani donne (70% circa) che inserivano il prodotto finito dentro latte di diversa capienza (dai 2 ai 5 Kg) che, una volta confezionato, avrebbe raggiunto i mercati europei, americani e dei paesi dell'est.
La Drepanum dei Romani fu per secoli anche capitale della lavorazione del corallo. Quel corallo d'un rosso forte, straordinariamente pregiato, che serviva, oltre che alla realizzazione di monili, per scolpirvi figure sacre e statuine del presepio, nei ricami dei paludamenti ecclesiastici e, in mano agli orefici, insieme all'ottone e all'oro, per rifinire capricciosi oggetti di devozione.
Opere di mano e di ingegno quelle del corallo: dalle bigiotterie più comuni ai capezzali, dagli scrigni ai lampadari e ai trionfi sontuosi; come per esempio la famosa "montagna di corallo", mandata in dono a Filippo II di Spagna.
Un monumento di novanta pezzi grandiosi, nella cui distruzione, o irreperibilità successiva, sembra celarsi il simbolo di una cultura un tempo floridissima.
Commenti
Eruzione Etna foto stupende
ho girato il mondo ,ed ogni
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