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Etna: il cuore pulsante della Sicilia

Etna: il cuore pulsante della Sicilia

L?Etna (Mungibeddu) è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario ed ancora attivo; con le diverse eruzioni ha minacciato spesso le diverse comunità umane che nel tempo si sono insediate intorno ad esso.

E' un vulcano attivo, spesso entra in eruzione iniziando in genere con un periodo di emissione di cenere vulcanica a cui fa seguito un'emissione di magma abbastanza fluido all'origine.

L'eruzione più lunga a memoria storica è quella del luglio 1614. Durò ben dieci anni e coprì 21 chilometri quadrati di superficie sul versante settentrionale del vulcano. Le colate ebbero origine a quota 2550 e presentarono la caratteristica particolare di ingrottarsi ed emergere poi molto più a valle fino alla quota di 975 m s.l.m., al di sopra comunque dei centri abitati. Lo svuotamento dei condotti di ingrottamento originò tutta una serie di grotte laviche, oggi visitabili, come la Grotta del Gelo e la Grotta dei Lamponi.

Nel 1669 avvenne l'eruzione più conosciuta e distruttiva, che distrusse Catania. La lava arrivò al Castello Ursino, che sorgeva su uno sperone roccioso allungato sul mare, e superandolo creò oltre un chilometro di nuova terraferma. L'eruzione fu annunciata da un fortissimo boato e da un terremoto che distrusse il paese di Nicolosi e danneggiò Trecastagni, Pedara, Mascalucia e Gravina. Poi si aprì una enorme fenditura a partire dalla zona sommitale e, sopra Nicolosi, si iniziò l'emissione di un'enorme quantità di lava. Il gigantesco fronte lavico avanzò inesorabilmente seppellendo diversi comuni dirigendosi verso il mare.

Nel 1928, ai primi di novembre, iniziò l'eruzione più distruttiva del XX secolo. Essa portò, in pochi giorni, alla distruzione della cittadina di Mascali. La colata fuoriuscì da diverse bocche laterali sul versante orientale del vulcano e minacciò anche Sant'Alfio e Nunziata.

L'eruzione del 5 aprile del 1971 ebbe inizio a quota 3050 da una voragine dalla quale l'emissione di prodotti piroclastici formò l'attuale cono sub-terminale di Sud-est. Vennero distrutti l'osservatorio Vulcanologico e la Funivia dell'Etna.

Il 1983 è da ricordare oltre che per la durata dell'eruzione, 131 giorni, anche per il primo tentativo al mondo di deviazione per mezzo di esplosivo della colata lavica. L'eruzione si presentava abbastanza imprevedibile, con numerosi ingrottamenti ed emersioni di lava fluida a valle, che fecero temere per i centri abitati di Ragalna, Belpasso e Nicolosi.

Il 14 dicembre del 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del XX secolo (durata 473 giorni), con l'apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di Sud-est, alle quote da 3100 m a 2400 m s.l.m. in direzione della Valle del Bove. L'esteso campo lavico ricoprì la zona detta del Trifoglietto e si diresse verso il Salto della Giumenta, che superò il 25 dicembre 1991 dirigendosi verso la Val Calanna. La situazione fu giudicata pericolosa per la città di Zafferana Etnea e venne messa in opera, una strategia di contenimento concertata tra la Protezione civile e il Genio dell'Esercito. In venti giorni venne eretto un argine di venti metri d'altezza che, per due mesi, resse alla spinta del fronte lavico.

La tecnica dell'erezione di barriere in terra per mezzo di lavoro ininterrotto di grandi ruspe ed escavatori a cucchiaio in seguito si rivelò efficace nel tentativo di salvataggio del rifugio Sapienza nel corso dell'eruzione 2001, ed è stata oggetto di studio da parte di équipes internazionali, tra cui tecnici giapponesi. Tutto si rivelò efficace nel rallentare il flusso lavico guadagnando tempo ma ancora una volta non risolutivo in caso di persistenza dell'evento eruttivo.

Furono chiamati gli incursori della Marina che operarono nel canale principale, a quota 2200 m, con cariche esplosive al plastico (C4) e speciali cariche esplosive cave per deviare il flusso di lava ed inviarla così nella valle del Bove riportando indietro di circa sei mesi la posizione del fronte lavico. L'operazione riuscì perfettamente, utilizzando una carica di C4 pari a 7 tonnellate e 30 cariche cave, il tutto fatto esplodere in rapidissima successione.

Il Parco dell'Etna è stato il primo ad essere istituito in Sicilia nel marzo del 1987.

Per proteggere questo ambiente naturale unico e lo straordinario paesaggio circostante, marcato dalla presenza dell'uomo, il Parco dell'Etna, è stato diviso in quattro zone. Nella zona "A", 19.000 ettari, quasi tutti di proprietà pubblica, non ci sono insediamenti umani. E' l'area dei grandi spazi incontaminati, regno dei grandi rapaci tra cui l'aquila reale.

La zona "B", 26.000 ettari, è formata in parte da piccoli appezzamenti agricoli privati ed è contrassegnata da splendidi esempi di antiche case contadine, frugali ricoveri per animali, palmenti, austere case padronali, segno di una antica presenza umana che continua tutt'ora. Oltre alle zone di Parco A e B, c'è un'area di pre-parco nelle zone "C" e "D": 14.000 ettari, per consentire anche eventuali insediamenti turistici sempre nel rispetto della salvaguardia del paesaggio e della natura.

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Commenti

Inviato da Mario Liotta il
bedda

Inviato da Mario Di Natale il
BELLISSIMA LA MIA TERRA QUANTA NOSTALGIA!!!!! BELLISSIMA LA MIA TERRA QUANTA NOSTALGIA!!!!!!!

Inviato da Giovanni Iachelli il
sono cresciuto con i terremoti giornalieri specialmente nei mesi estivi che bisognava stare a casa per il centru cauru....e sdraiati sul divano guardavamo il lampadario che muovendosi al passo di danza ci alluppiava! :) Sono stato sul Fuji, ma non c'è paragone col mugcibeddu

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